Maxi blitz nell’agrigentino con 57arresti. Gli interessi della mafia sui centri di accoglienza

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Nella foto operazione antimafia dei carabinieri nell'agrigentino. Eseguite 56 ordinanze di custodia cautelare


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I carabinieri del comando provinciale di Agrigento, su disposizione della dda di Palermo, hanno eseguito l’arresto di 57 tra boss e gregari dei mandamenti di Cosa nostra agrigentina. Le accuse contestate vanno dall’ associazione mafiosa, al traffico di droga, alla truffa, estorsione e a un’ipotesi di voto di scambio. Due indagati sono sfuggiti all’arresto
perché all’estero nell’ambito della maxioperazione antimafia eseguita
all’alba di oggi dai Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento
che hanno eseguito 56 ordinanze. Si tratta di Antonio Licata e Daniele
Fragapane. Due indagati sono sfuggiti all’arresto perché all’estero nell’ambito della maxioperazione antimafia eseguita all’alba di oggi dai Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento che hanno eseguito 63 ordinanze. Si tratta di Antonio Licata e Daniele
Fragapane. In particolare tra le strutture  finite nel racket delle estorsioni anche due associazioni che si occupano dell’accoglienza dei migranti, si tratta della Omnia Academy di Favara e della società cooperativa San Francesco di Agrigento. Secondo le indagini, della estorsione alla Omnia Academy si erano occupati personalmente i presunti capomafia Calogerino Gambrone e Giuseppe Quaranta, che contattarono il rappresentante della associazione per chiedere un aiuto economico per la famiglia mafiosa.

 

 

Nella foto operazione antimafia dei carabinieri nell’agrigentino. Eseguite 56 ordinanze di custodia cautelare

Nel caso della coop San Francesco, invece, secondo le indagini era stato lo stesso responsabile a cercare l’appoggio del boss per ottenere le autorizzazioni. L’inchiesta, la più imponente mai messa a segno nel territorio, ha disarticolato i “mandamenti” di Santa Elisabetta e Sciacca e ha colpito 16 “famiglie” mafiose. Ma in manette non solo uomini d’onore anche politici come il sindaco di San Biagio Platani.

Coinvolti boss anche delle province di Caltanissetta, Palermo, Enna, Ragusa e Catania. In carcere, tra gli altri, è finito Francesco Fragapane, 37 anni, figlio dello storico capomafia di Santa Elisabetta Salvatore, da anni ergastolano al 41 bis. Scarcerato nel 2012 dopo aver scontato sei anni di prigione, Fragapane ha ricostituito e retto lo storico mandamento che comprende tutta l’area montana dell’agrigentino e i paesi di Raffadali, Aragona, S. Angelo Muxaro e San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini. Fragapane era poi stato riarrestato e nuovamente liberato la scorsa estate: attualmente era sorvegliato speciale.

 

Una Cosa nostra di provincia che si occupava di estorsioni (11 accertate a ditte che si occupavano anche di appalti pubblici, 12 quelle tentate), di voto di scambio, di gestione di appalti pubblici, di imposizione di slot machine e videopoker, ma anche di piazzare propri uomini nelle amministrazioni comunali e di trafficare con la droga. Documentati stretti collegamenti con i vertici delle cosche di quasi tutta la Sicilia e con le ‘ndrine calabresi.L’indagine è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri e si sono avvalse dei sistemi tradizionali dai pedinamenti alle intercettazioni.

“La mafia agrigentina è molto più pericolosa e seria di quella palermitana. E’ il fiore all’occhiello ditutti…”. A dirlo non è un investigatore, ma un esponente della mafia
agrigentina che parla con altri esponenti di Cosa nostra, senza sapere
di essere intercettato. Gli interlocutori, come emerge dall’operazione
‘Montagna’, che all’alba ha portato all’arresto di 56 persone, sono
Giuseppe Luciano Spoto, il figlio Massimo, Giuseppe Nugara e Giuseppe
Quaranta, tutti arrestati oggi. Il gruppo, in rappresentanza del
mandamento della ‘Montagna’, come spiegano gli investigatori, “inizia
a discutere delle alleanze con il confinante mandamento di Corleone
con il quale vi sono stati sempre comuni interessi”. I presenti
“parlano della necessità di conoscere i referenti dei vari mandamenti
perché la situazione è così in continuo mutamento che è difficile
orientarsi rischiando in questo di contattare la persona sbagliata e
compromettere i già precari equilibri in seno alle varie famiglie
mafiose”.A un certo punto, parlano di Antonio Giovanni Maranto, capo del
mandamento di San Mauro Castelverde, facendo tra l’altro dei paragoni
con la ”provincia” mafiosa di Agrigento, definita dallo stesso
Quaranta “il ”fiore all’occhiello” di Cosa Nostra siciliana perché
sempre pronta e disponibile, aggiungendo che questa prontezza spaventa
tutti”.

Ecco alcune intercettazione del 23 febbraio 2014: A parlare è Giuseppe
Luciano Spoto, che dice: “…abbiamo bisogno di loro… e non ci
sono… no ci sono… non è più come una volta… una volta c’era…
una provincia… mettiamo su la provincia… la provincia già si
sapeva dove bisognava andare… chiamava a chi… vai con lui e sapevi
dove andare … adesso non si sa più niente … assolutamente …
perché le cose sono cambiate… non è che sono cambiate… perché le
persone che tu conoscevi non ci sono più… e quello che c’è… quello
che c’è non si può muovere (letteralmente “cataminiari”)… quello che
c’è non si può “cataminiari” …”.E Giuseppe Quaranta risponde: “…però “zu Pè” (Spoto
ndr) … ci voglio dire una cosa…”vossia” è più grande di me…
tempo… la provincia di Agrigento sistema tutte cose…capisce
“vossia”…”. E aggiunge: “Come sistemiamo noi le cose in provincia di
Agrigento… si spaventano tutti…”. E Luciano Giuseppe Spoto dice:
“La provincia di Agrigento è più seria, i palermitani sono come
sono… le persone che c’erano… affidabili… non ci sono più”. E
ancora: “Perciò se ce n’è qualcuno io non lo so … se ce n’è qualcuno
ancora i non lo so … io posso arrivare fino a Corleone … A
Corleone so che ci sono ancora persone con la testa sulle spalle …
persone che ti dicono una cosa ed è una cosa… persone che tu…”.

E Quaranta conclude con fierezza: “La nostra provincia sembra il fiore
all’occhiello di tutti…”.

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