Il paradosso è che il PD sconfitto conti di più del PD in gran spolvero. E’ sul PD che si hanno le maggiori attenzioni dei due schieramenti vittoriosi, il M5S e la Lega di Salvini. Un corteggiamento sottobanco, che blandisce i dem, senza tuttavia riuscire nell’impresa, invero ardua, di farne il prosecutore di una consuetudine di “responsabili”, che ha avuto come antesignani la celebre coppia di Mimmo Scilipoti e Antonio Razzi. Furono loro a mantenere in vita il governo Berlusconi, che aveva perso una settantina di parlamentari a causa della scissione di Gianfranco Fini.
Nella legislatura successiva toccò ad Angelino Alfano e, in una prima fase, a Renato Schifani, tenere in piedi il governo di centrosinistra, che dalle urne non aveva ottenuto al Senato una maggioranza utile per governare.
Il PD viene tirato per la giacca con molta circospezione sia dal M5S quanto dalla Lega, cui spetta, grazie al risultato elettorale, il compito di guidare la coalizione di centrodestra e di chiedere l’incarico di formare il nuovo governo. Nella “pancia” del Pd c’è una frangia propensa a sostenere un governo Di Maio, ma è solo una minoranza che fa capo, finora, al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Sia Di Maio che Salvini hanno però un problema: entrambi hanno giurato sulla Bibbia che mai e poi mai avrebbero fatto inciuci con il PD. Cose che si dicono, ovviamente. Quando mai gli impegni assunti in campagna elettorale vengono rispettati?
I fatti si sono incaricati di far girare la storia all’incontrario. Mentre la Terza Repubblica suggella l’era post-ideologica con il predominio del ribellismo grillino e salviniano, si torna allo schema degli anni sessanta-settanta: i partiti “minori” diventano ago della bilancia, ciò che fu insomma il PSI nel centrosinistra. Un ruolo di interposizione che permise ai socialisti di conquistare Palazzo Chigi. E’ questo l’abbrivio?
Il M5S ha bisogno di mettere a reddito il trionfo elettorale ed è preparato a qualche rinuncia, la Lega e Salvini hanno un disperato bisogno di salire sul tram della vita ( quando mai si presenterà un’occasione come questa, che li vede al primo posto sul podio del centrodestra?), e mettono in conto le convenienze da concedere al Pd-ago della bilancia.
La partita è complicatissima. Il solo pensiero di restare in campo nel ruolo di stampella, erede della celebre coppia Scilipoti-Razzi, fa impazzire di bile Matteo Renzi e non trova, finora, seguaci.
Mai dire mai, però, specie in politica.