Il successore di Renzi? Ecco la rosa dei papabili: Minniti, Martina, Zingaretti…

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Incoraggiati dai buoni risultati della nostra proverbiale audacia, usciamo dalla manica una previsione che non dovrebbe sconvolgere gli esperti della materia, essendo frutto di una lunga meditazione: il nuovo segretario del PD dovrebbe venire da questa rosa di papabili: Martina, Franceschini, Zingaretti, Minniti, Fassino e Calenda, quest’ultimo outsider, appena arrivato nel PD, ma con iun bel gesto, l’adesione al partito all’indomani della bruciante sconfitta.

Che cosa ci induce ad azzardare questi nomi in un panorama confuso e difficile da decifrare? Anzitutto la capacità di attrazione del candidato, la sua trasversalità fra le correnti dem, una caratterialità apprezzata, la competenza. Deve piacere a tutti e se proprio non ci riesce, deve essere almeno accettato da tutti come il male minore.

L’altro elemento utile è la volontà, annunciata da Matteo Renzi, alla vigilia della direzione del PD, di affidare alle primarie (e non ai caminetti, accordi fra big), la segreteria del Nazareno. Quindi il congresso anticipato, che significa candidatura forte e popolare.

Martina, Franceschini, Zingaretti e Fassino rispondono a questi requisiti. Calenda manca del radicamento e la sua popolarità è emergente, per questa ragione è “solo” un outsider.

La pagella. Martini, Minniti, Calenda e Franceschini meritano un buon voto come ministri della Repubblica. Fassino è stato già segretario del Pd, gode di unanime considerazione. Gli è stata affidata la missione di riportare a casa gli scissionisti, comunque di creare le condizioni per un’alleanza politica. Senza fortuna, è vero, ma il suo lavoro è stato apprezzato da entrambe le parti.

Minniti, in particolare, è stato l’artefice di una svolta nel fenomeno dell’immigrazione, riuscendo a tagliare in modo significativo la quota dei migranti che arrivano sulle nostre coste. Risoluto, è uno dei pochi esperti di sicurezza nel mondo politico, grazie ad una lunga esperienza nel settore dei servizi. Possiede, quindi, scienza e conoscenza. Un patrimonio importante quando c’è da trattare argomenti delicati e da sbattere il pugno sul tavolo. E’ riuscito a trattare anche con i capitribù libici, rivelando notevoli dosi diplomatiche.

Nicola Zingaretti è il candidato vincente di questa tornata elettorale. E’ riuscito ad ottenere l’assenso di Liberi e Uguali. Rappresenta, nell’immaginario, un uomo che può raccogliere la convergenza di renziani e scissionisti per un possibile ritorno alla casa comune. Stando uniti si vince. Zingaretti l’ha dimostrato sul terreno.

Martina, infine. E’ stato particolarmente vicino alla Sicilia (ma questo non è un requisito…),  ha fatto del suo Ministero, fino al suo arrivo ai margini, una fucina di iniziative ed uno strumento di sviluppo. Da vicesegretario del PD è apparso un serio interlocutore per tutte le parti politiche del partito. La scelta non deve tradire il passato, da Veltroni a Renzi, ma non essere legata al presente più di tanto. E questo non depone a favore di Martina. Per il resto ha le carte in regola.

Chi potrebbe tradire le nostre previsioni? Walter Veltroni, ripescato come uomo della provvidenza, ritorno alle ragioni della nascita di un ibrido di successo. O Giuliano Pisapia, che si è speso tanto per impedire la scissione e la guerra fratricida che ha portato così gravi conseguenze. E’ uno che dice quel che pensa: distribuiva torti e ragioni alle parti in causa e si è inimicato i trinariciuti che pullulano ai vertici della sinistra. Ripescarlo potrebbe essere difficile. Se ne andò rammaricato e… stanchino.

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