
(essepì) I fatti si combinano certe volte in tale modo che anche il più scettico degli uomini è costreto a riflettere sulla sequenza degli eventi, il filo che li lega, la precisione matematica del caso. Va bene che si tratta di pallone, non è il caso di farne una tragedia, però rode lo stesso.
Come può accadere che due rigori sbagliati si siano messi di traverso per ricacciare il Palermo nei play off? Tirati praticamente in contemporanea, uno a Chiavari, dove l’Entella ha ceduto le armi al Frosinone, l’altro al barbera. Dionisi si è fatto parare il rigore dall’estremo ciociaro, Peroni. E al Barbera? Il “grande” Coronado, che non ne sbaglia uno, manda il pallone alle stelle, dopo essersi concentrato come un astronauta prima di partire per la luna.
Bello il gesto del capitano rosanero che è andato ad abbracciare il giovanotto depresso e attonito per il penalty fallito. Gesto friendly dovuto, che non cambia l’ordine delle cose, stabilito dalle stelle.
Se i due rigori fossero stati realizzati entrambi, il Palermo avrebbe sorpassato il Frosinone e non staremmo a piangere sul latte versato.
Gesto atletico, lo chiamano così. Fa parte del gioco, ma è una roulette anche per il più scaltro dei giocatori di calcio. Un rigore è imparabile se è tirato bene. Non c’è portiere che possa acciuffare la palla sparata come un cannone, anche quando ha intuito dove sta andando, a meno che non gli venga buttata addosso. Ma se il rigorista vuole colpire di fino, tenta la palombella, o si affida al trucco, a quel punto il portiere può con un poco di fortuna, evitare la rete.
Discorsi persi. Anche perché il Palermo non meritava, onestamente, di più che un pari nella partita con il Cesena. Sarebbe potuta finire con qualunque risultato. La qualcosa significa che recriminare sul destino cinico e baro è una mostruosa ipocrisia. Fermo restando che a queste coincidenze, avverse o fortunate, si finisce con il crederci al di là della naturale propensione a restare con i piedi a terra.
Ha vinto la cabala o ha perso la corsa il Palermo? Il dilemma resta.