PD e M5S concederanno il bis? Streaming per il governo, come 5 anni fa

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Quale decisione assumerà la Direzione del Pd convocata dal reggente, Martina, per il 3 maggio? Dovrà pronunciarsi sul sostegno ad un governo guidato, presumibilmente, dal M5S, e – in caso di condivisione – sul tipo di sostegno (partecipazione con propri Ministri, con tecnici di area, sostegno esterno, non sfiducia ecc). La delegazione del PD, dopo l’incontro con il Presidente della Camera, Fico, ha manifestato apprezzamento per i passi avanti compiuti dal M5S, primo fra tutti la rinuncia al “forno” della Lega, ma ha anche sottolineato la complessità della questione, la distanza fra le politiche dei due partiti. Martina, insomma, ha evitato di impegnare la delegazione su un giudizio netto, affidando alla direzione la decisione, che non si presenta affatto facile in considerazione delle sensibilità diverse che all’interno del Pd si sono manifestate sul sostegno al governa penta stellato. C’è chi crede che sia una scelta utile, chi la giudica una sfida da accettare e chi, invece, come l’ex segretario Renzi, crede che debba essere consegnato al M5S la responsabilità di governare il Paese. Al PD solo l’opposizione.

Ci sono leader come Franceschini e Delrio possibilisti, altri persuasi di dovere partecipare al governo (Emiliano). La decisione, a maggioranza, potrebbe dividere i gruppi parlamentari e trascinare i dem in una nuova drammatica scissione.

Come conciliare le tesi opposte e salvaguardare l’unità del PD? Una exit strategy potrebbe essere offerta da un espediente: un incontro pubblico fra le delegazioni del PD e del M5S. Streaming, insomma. Bis di ciò che è avvenuto cinque anni or sono circa, quando il Presidente incaricato, Pierluigi Bersani cercò, invano il sostegno del M5S e accettò lo streaming, trasformatosi in una specie di gogna mediatica.

Non si tratta, ovviamente, di rendere pan per focaccia, ma di replicare un passaggio a posizioni mutate. Stavolta sarebbe Di Maio a illustrare le buone ragioni del sostegno dem, ed al PD di gettare sul tavolo le condizioni del patto. Che Di Maio chiama contratto con l’intenzione di creare uno scenario differente dalla seconda repubblica. Il leader penta stellato, infatti, distingue fra contratto ed alleanza, spiegando che la diversità fra i due schieramenti non permetterebbe alcuna alleanza, mentre il Paese ha bisogno di essere governato e pretende un patto fra galantuomini, o qualcosa di simile.

Di Maio si arrampica sugli specchi, le varie anime del PD mantengono le loro riserve mentali. Lo streaming potrebbe costituire una soluzione, consentendo ai dem di elaborare il lutto per la sconfitta e smaltire le tossine di una “spietata” opposizione penta stellata, ed al M5S di ricondurre sul terreno che gli è più congeniale, la rete, la composizione del governo, attraverso un segnale inequivocabile del passaggio alla terza repubblica.

 

 

 

 

 

 

 

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