Salvini o Grasso per me pari sono. Di Maio apre alle estreme per il dopo-politiche

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Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 02-06-2017 Roma Politica Parata militare in occasione della Festa della Repubblica Nella foto Pietro Grasso, Laura Boldrini Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 02-06-2017 Roma (Italy) Politic Parade for the Republic day In the pic Pietro Grasso, Laura Boldrini


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In un’intervista alla ‘Stampa’ il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio, alla domanda su un possibile dialogo  con Liberi e uguali di Pietro Grasso. Risponde così: “Se avremo l’incarico, valuteremo le forze politiche che possano darci la disponibilità a fare il governo, lo  vedremo all’indomani del voto. Dipende dalla portata e dal peso  specifico in Parlamento. Faremo un appello pubblico ai gruppi  parlamentari. Attenderemo le risposte e faremo incontri. Vedremo se ci sono i presupposti per andare al Quirinale con una squadra definita.  Senza inganni”.  Questo o quallo, dunque, per me pari sono. Sinistra o estrema destra. Dipende. Da che cosa? Solo dai numeri, pare di capire, perché quanto agli obiettivi, i valori, i programmi, e la stessa diversità caratteriale, l’uno non vale l’altro. E a chi piace l’uno, è impossibile che piaccia l’altro. Ma per Di Maio non ci sono problemi. Prima viene la tattica, poi il resto. Dipende…Per ora bisogna persuadere coloro che non vedono prospettive in un partito-movimento che non vuole allearsi con nessuno, a meno che non sbanchi tutti gli altri, eventualità assai improbabile. Allora occorre mostrarsi flessibili per il “dopo”. Una volta imboccata la strada della flessibilità, Di Maio non si ferma, e non vede differenze fra leghisti e la sinistra scissionista  di Grasso. Il quale, ad onor del vero, ha maturato la sua scelta Libera e uguale” da poco tempo, e potrebbe conservare quella flessibilità che a Di Maio non manca.

Quanto a un patto con la Lega di Matteo Salvini, “non so neanche  quanto prenderà – dice infatti di Maio – Lo vedremo dopo il voto. Saranno i  gruppi a dire cosa si può fare, non io. Se non avremo la maggioranza,  vedremo chi è pronto a votare con noi”. E spiega che in caso di  intesa, l’esecutivo sarà “à la carte”, quasi un accordo a progetto.  Ovviamente “senza alcun patto esclusivo”.

Di Maio sottolinea la differenza tra il M5s e gli altri partiti:  “Siamo un movimento semplicemente perché non abbiamo una struttura –  assicura il candidato premier – perché non ci sono persone che  decidono per le altre o dicono chi si deve candidare. Noi consentiamo  di partecipare alla compilazione di liste e programmi. Per questo  lanciamo l’appello alle migliori forze per cambiare il Paese insieme  con noi. I partiti invece sono autoreferenziali”. E stigmatizzando la  flat tax di Berlusconi e Salvini (“non è costituzionale e noi abbiamo  idee diverse. Le imprese vanno lasciate in pace fiscalmente”),  annuncia “una misura choc per le tasse per ridurre il costo del  lavoro, poi rimoduleremo l’Irpef”, conclude Di Maio.

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