Amministrative, il fenomeno delle alleanze spurie, il caso Trapani

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Le amministrative di giugno riserveranno delle sorprese. La tendenza a scolorire liste e candidature si accentua ancora di più e le sorprese potrebbero essere tante. Un esempio? Trapani, una delle città capoluogo in cui si vota. Il candidato sindaco Giacomo Tranchida sarebbe sostenuto dall’Udc, PD e dai dirigenti locali del Movimento di Nello Musumeci, Diventerà Bellissima. La lista e la candidatura di Tranchida saranno prive di simboli, così la smacchiatura sarà completa e si eviterà la confusione. Ma non basta questo accorgimento per derubricare l’evento, che conferma la distanza fra le varie tipologie di voto. Una cosa sono le politiche, un’altra le amministrative, in mezzo ci sono regionali ed europee.

Quando le formule locali sono avulse dal contesto politico viene dato per scontato che i capi tribù abbiano dato la loro benedizione ed incoraggiato le alleanze spurie. In realtà tutto comincia e finisce nel territorio, ai capi non resta che avallare l’operato locale, altrimenti corrono il rischio di essere estromessi dal territorio. Le benedizioni, dunque, sono dovute.

Il fenomeno appare ormai inarrestabile e assegna alle elezioni locali il compito di preparare la strada ad una scoloritura nelle altre tipologie di voto. E’ una specie di avanguardia che sta per essere raggiunta dagli schieramenti politici. Si pensi all’abbandono di opzioni storiche di uno schieramento come la Lega Nord, che ha sostituito la secessione con il sovranismo e si è trovato a braccetto della Destra rappresentata da Fratelli d’Italia. Si pensi al Movimento 5 Stelle che rifugge da una collocazione, come la destra la sinistra o il centro e coniuga le sue opzioni prioritarie a seconda delle contingenze e delle convenienze tattiche.

Siamo passati da una prima Repubblica molto ideologica, nella quale anche le elezioni locali non uscivano dal seminato, ad una seconda, o terza repubblica, post ideologica nella quale le amministrative sono disancorate dalle tradizioni politiche.

Ciò che è avvenuto a Trapani, dunque, non costituisce affatto una peculiarità locale. Nei piccoli comuni l’assemblaggio di gruppi e schieramenti eterogenei costituisce la regola, presto il contagio potrebbe estendersi platealmente alle elezioni regionali.

Un contesto siffatto favorisce, com’è intuibile, i trasformismi e le emigrazioni, ma sarebbe sbagliato ritenere che la tendenza tema sia funzionale a dinamiche locali. E’ il segno dei tempi, nient’altro. Una volta smacchiato il simbolo, le intese, liberate dalle incompatibilità politiche, si trovano più facilmente. E’’ come allargare le opportunità, per non restare intrappolati nel gioco dei veti di principio, riprendere il largo verso un orizzonte più vasto.

La transizione verso formule “leggere” ha solo bisogno dei suoi tempi e di misurare la resistenza dei post-ideologici, che hanno smacchiato il simbolo.                              –

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