Bandiera blu 2018, la Sicilia perde una delle sue perle: Pozzallo

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Aumentano le spiagge insignite del prestigioso riconoscimento “Bandiera Blu” in Italia ma la Sicilia perde una delle sue mete più belle e ambite: Pozzallo, in provincia di Ragusa.

Vera e propria terrazza sul mare africano, a solo 60 minuti dall’isola di Malta, con un clima soleggiato tutto l’anno, spiagge favolose e posizione geografica che permette di raggiungere con pochi minuti di macchina le principali attrazioni barocche del sud Sicilia, è stata premiata fin dal 2002 con la Bandiera Blu per la qualità delle acque e delle spiagge, e nel 2016, oltre a riconquistare la quattordicesima bandiera Blu, ha riconfermato la seconda Bandiera Verde (riconoscimento quest’ultimo assegnato dall’associazione pediatri). Alcuni anni fa è stata addirittura premiata come il Mare più blu d’Italia.

In Sicilia resistono in sei: Santa Teresa di Riva che bissa la nomination dell’anno scorso, poi Tusa e, sempre nel messinese, Bandiera Blu confermata anche per le isole Eolie (Lipari: Acquacalda, Canneto), Stromboli (Ficogrande) e Vulcano (Gelso e Acqua Termali), nell’Agrigentino per Menfi (Lido Fiori Bertolino, Porto Palo Cipollazzo) e per altre due spiagge ragusane (premiate anche lo scorso anno): Marina di Ragusa, e Ispica (Ciriga I°tratto, Ciriga II° tratto, Ciriga III° tratto, Santa Maria del Focallo).

Non è solo una questione di mare. Per capire perché nella nostra Isola può accadere di avere solo 6 Bandiere Blu rispetto, per esempio, alla Liguria che ne conta 27 bisogna partire da questa premessa.

I criteri che ogni anno la FEE (la ong danese Foundation for Environmental Education) adotta per assegnare le prestigiose Bandiere Blu sono complessi e articolati e il tratto costiero che, alla fine, viene premiato col prezioso vessillo rappresenta la vittoria di un modo d’intendere l’amministrazione locale che rispetta l’ambiente, accoglie i turisti in maniera idonea e investe nel futuro nel paese.

Il lavoro incrociato del Ministero dell’Ambiente, della Cultura, del Turismo con quello dell’Arpa, della Guardia Costiera e di tutta una serie d’istituti chimici che per anni verificano la qualità delle acque, del sistema fognario e dello smaltimento dei rifiuti pericolosi, determinano la rosa delle zone costiere che rispondono agli standard d’eccellenza imposti. Le analisi vanno avanti per 4 anni e solo al termine di questo periodo di tempo la Bandiera Blu viene assegnata (o tolta).

La qualità delle acque di balneazione è, ovviamente, un criterio imperativo: solo le località le cui acque sono risultate eccellenti nella stagione precedente, possono presentare la candidatura. Per quanto riguarda la depurazione, solo località con impianto di depurazione almeno con trattamento secondario possono procedere nel percorso di valutazione. In particolare, inoltre, non vengono prese in considerazione località che non abbiano almeno l’80% dell’allaccio in fognatura delle acque reflue, dell’intero territorio della località candidata.

Non vengono solo prese in considerazione le acque, però. A determinare l’assegnazione concorrono anche il numero di piste ciclabili, le aree pedonali, le zone verdi della località, la presenza di strutture per disabili, i servizi sulla spiaggia compresa la presenza di personale di soccorso, le informazioni turistiche, le strutture alberghiere e la segnaletica aggiornata. Per questo, nonostante in Sicilia ci siano indubbiamente tratti costieri da favola le bandiere blu sono così poche: il mare è il punto di partenza, non quello d’arrivo.

Sulla spiaggia devono essere disponibili cestini per i rifiuti in numero adeguato che devono essere regolarmente mantenuti in ordine, devono essere disponibili contenitori per la raccolta differenziata, deve essere presente un adeguato numero di servizi igienici o spogliatoi che devono avere lo smaltimento controllato delle acque reflue. L’accesso in spiaggia di cani e di altri animali domestici deve essere controllato, devono esserci accessi e servizi per disabili; da alcuni anni, per la valutazione delle candidature, è stato introdotto l’iter procedurale certificato secondo la norma UNI EN ISO 9001-2000.

È chiaro come al centro delle diverse problematiche sia posta, in maniera trasversale, la necessità di garantire la massima vivibilità del territorio che si manifesta attraverso una serie di interventi.

Pozzallo è evidentemente il coperchio di una pentola che in Sicilia sarebbe prima o poi esplosa; già il M5s, con una serie di interrogazioni all’assessorato delle Autonomie locali era andato all’attacco della gestione alquanto discutibile che in questi anni l’amministrazione ha avuto dei tributi comunali su acqua e rifiuti. Secondo il M5s, le cause delle illegittimità andrebbero ricercate a monte, e soprattutto nelle anomalie del contratto con la ditta aggiudicataria dell’appalto – già denunciate a suo tempo – e in alcune arbitrarie e opinabili scelte operate dal Comune di Pozzallo. Vanessa Ferreri, in particolare, aveva denunciato il fatto che il Comune non solo non ha mai fatto pagare la tassa sui rifiuti al Centro di primo soccorso e accoglienza, ma che abbia escluso dal pagamento anche enti/soggetti pubblici, quindi società private, enti pubblici e imbarcazioni varie, quando invece, la legge istitutiva della Tari dispone in modo chiaro che questa venga versata “da tutti coloro che occupano oppure sono in possesso di immobili, a prescindere dall’utilizzo a cui sono destinati”. Ma anche di più: da alcuni sopralluoghi fatti dagli attivisti del M5s presso il porto di Pozzallo, pare sia emerso che non esistono contatori dell’acqua per il monitoraggio del servizio idrico. Stando così le cose, è facile dedurre che all’interno del porto nessuno dei privati e nessuno dei soggetti pubblici lì presenti abbiano mai pagano per il servizio idrico. Anche su questo è stato interrogato il governo regionale. “Siamo convinti che i cittadini di Pozzallo in questi anni abbiano pagato anche per i rifiuti prodotti dal CPSA (oggi hotspot) e da tutti quegli enti per i quali il Comune non ha mai preteso i tributi dovuti”, affermano dal Movimento. E poi c’è la questione rifiuti: è noto che per problemi di “gestione” del Comune, era stato affidato un incarico temporaneo (un anno) all’Ati Tech-Progitech di Floridia con un capitolato speciale di appalto che risale al mese di agosto dello scorso anno. Nella città si è parlato di “rivoluzione”, di cambiamenti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel territorio a partire dalla nuova Amministrazione guidata dal sindaco Roberto Ammatuna.

Rimane il fatto che Pozzallo non è più nell’elenco delle migliori spiagge italiane e non perché il suo mare sia meno limpido ma per colpa di una cattiva amministrazione comunale nella raccolta differenziata dei rifiuti e non solo, che ha abbassato nettamente i parametri previsti dalla Fondazione.

ph. in copertina: Mare di Pozzallo, Ragusa

 

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