Ars, a Palermo PD e M5S vanno d’amore e d’accordo. All’opposizione

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PALERMO 15.12.2017 - PRIMA SEDUTA DEL NUOVO GOVERNO REGIONALE ALL'ARS. © MICHELE NACCARI/STUDIO CAMERA


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C’è un’assonanza quasi perfetta fra le opposizioni all’Ars: i due gruppi parlamentari procedono d’amore e d’accordo, con poche eccezioni, nella loro attività di contrasto. Che tuttavia non raggiunge limiti intollerabili, e quasi mai si rifugia nell’ostruzionismo, grazie ai numeri risicati di cui il governo Musumeci dispone. Si spiegano così le non poche bocciature di norme proposte dalla maggioranza cadute sotto il maglio…dei numeri e dei “battitori liberi” interni alla coalizione di centrodestra. Gianfranco Miccichè, che non si tiene niente nello stomaco, ha trovato modo, con una battuta, di complimentarsi con gli interessati (“Ormai fate tutto insieme”).

Giuseppe Lupo e Gianfranco Cancelleri non si sono comunque gemellati, hanno trovato normale concordare alcuni passaggi cruciali nell’esame della legge finanziaria, la prima prova del fuoco del nuovo governo. I dividendi di questa alleanza di fatto (come chiamarla altrimenti, contratto?) sono tangibili ed hanno suggerito qualche considerazione politica, perché a Roma sul contratto-alleanza fra M5S e PD si discute con toni forti e perentori. C’è chi la promuove e chi la boccia in entrambi gli schieramenti con la stessa passione civile.
Una cosa, tuttavia, è concordare una opposizione “utile” ed un’altra governare a braccetto: nel primo caso basta mettersi di traverso il più delle volte, nel secondo invece prevalgono i “no”, si deve scontentare, affrontare la complessità, accettare i limiti delle funzioni e delle competenze, abituarsi ai mille lacci e laccioli di una società strattonata dalle corporazioni e dai poteri forti. Ecco la ragione per la quale a Palermo tutto fila liscio, ed a Roma prevalgono le spine e non le rose.
La controprova, che le cose stanno così, la troviamo volgendo lo sguardo indietro di cinque anni, quando all’inizio della legislatura dell’Ars l’informazione fece nascere, all’insaputa degli interessati (o quasi), un patto fra il governo Crocetta e i grillini, che destò tanto scalpore. Ci si accorse abbastanza presto che le cose stavano diversamente, giusto il tempo – da parte di Beppe Grillo – di discuterne con il “giovane” Gianfranco, allora alle prime armi e quindi bisognoso di qualcuno che aggiustasse il timone in caso di fuori-rotta.
Tornando ai nostri giorni, merita attenzione la circostanza che vede alla testa del gruppo PD Giuseppe Lupo, area dem, e cioè Franceschini. Il Ministro dei Beni culturali ha un atteggiamento possibilista verso il M5S, sostiene che non bisogna sfilarsi in via di principio ma accettare la sfida, seppure a certe condizioni. Può essere una mera coincidenza che le opposizioni siciliane all’Ars, PD e M5S, abbiano molte buone ragioni di convenienza nel confrontarsi con il governo Musumeci sulla finanziaria, ma le convergenze potrebbero essere favorite dal ruolo di primo piano che l’area dem, di Franceschini esercita all’Ars con Giuseppe Lupo. Ove così non fosse, non cambierebbe niente. Non è a Palermo che si scrive la storia. Almeno per ora.

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