“Devo favorire Musumeci”. Miccichè, zelante, abdica al ruolo “super partes”. A parole

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“Sono tenuto a favorire la realizzazione del programma del presidente Musumeci, che mi piace e ho votato, lo devo ai siciliani che lo hanno votato. Gli elettori hanno chiesto che si realizzasse il programma Musumeci, e’ quindi mio compito assoluto favorire che questo avvenga”.

Il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciche’, incontrando a Palazzo dei Normanni i giornalisti della stampa parlamentare per il tradizionale scambio di auguri di Natale, ha annunciato la sua propensione a dare una mano al Presidente della Regione, Musumeci. Non è questione da poco, l’esperienza fin qui fatta ci ricorda frequenti diversità di vedute: venti di guerra e, talvolta, tempesta. In più il biennio di presidenza Miccichè all’Ars, al tempo di Totò Cuffaro governatore, è stato fra i più conclfittuali della storia parlamentare siciliana.

Le ragioni vanno al di là delle persone: l’Ars sperimentava una pagina nuova della sua travagliata esistenza. Il governo era stato appena sottratto agli umori del Palazzo, ogni esecutivo era sottoposto alla tagliola del voto segreto. L’esecutivo poteva essere fatto fuori con una facilità sconcertante. L’elezione diretta del presidente e da parte di questi della giunta di governo aveva “amputato” il Parlamento della sua maggiore deterrenza.

L’elezione diretta non ha regalato, in verità, l’agognata governabilità, a conferma del fatto che regole o meno, sono gli uomini a guidare le trame del destino, ma i deputati hanno vissuto come un furto il potere di decidere della vita e della morte di un governo. La mozione di sfiducia era stata cancellata, i governatori hanno scelto di abbeverarsi in sorgenti diverse dall’Assemblea. La stagione dei tecnici è stata lunga e tormentata. Altri fattori aggravarono il contenzioso Miccichè-Cuffaro, le ambizioni di entrambi. Ma ora, a quanto pare, è un’altra storia.

Il bisogno di rassicurare Musumeci – proviamo solo ad indovinare – ha però indotto il Presidente dell’Ars, a fare il passo più lungo della gamba, annunciando una svolta nelle consuetudini del Palazzo. La volontà di favorire la realizzazione del programma di governo introduce elementi di novità assoluta. Il Presidente dell’Ars ha il compito di vigilare sulla correttezza dell’attività parlamentare, assicurare il rispetto dei ruoli, rappresentando le prerogative delle minoranze e della maggioranza. In una espressione, il Presidente dell’Ars deve rimanere primus super partes, non può favorire né i programnmi del governo, né le intenzioni delle opposizioni. Non è un notaio, chiamato a favorire il cliente, ma il custode dell’imparzialità.

E’ un principio elementare, ma solo un principio. E’ possibile che per eccesso di zelo, e qualche senso di colpa, Micichè abbia detto di più di quanto doveva e voleva, e che si possa trovare a ingaggiare il consueto braccio di ferro con l’esecutivo nei casi in cui dovrà rappresentare le ragioni dei deputati. Dipende dalla coesione del centrodestra. Se il collant del governo “tiene”, allora Miccichè non starà fra Scilla e Cariddi, altrimenti sarà obbligato a sconfessare se stesso.

Resta il fatto, comunque, che per la prima volta il primus super partes fa un endorsment a favore del governo che rappresenta l’area politica di provenienza. La terzietà dell’arbitro non dovrebbe essere messa in discussione, nemmeno a parole.

Gli elettori hanno chiesto che si realizzasse il programma Musumeci, e’ quindi mio compito assoluto favorire che questo avvenga”, ricorda il Presidente dell’Ars per spiegare il sostegno all’esecutivo. Le motivazioni che Miccichè offre non hanno alcun fondamento. L’Assemblea è sovrana, l’attività parlamentare del deputato è sottratta a qualunque mandato vincolante, figuriamoci il ruolo “super partes” del Presidente.

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