Sono quasi 600 giorni, esattamente 587, che la Corte costituzionale opera senza plenum, visto che non è stato ancora sostituito Giuseppe Frigo, giudice eletto dal Parlamento dimessosi il 7 novembre 2016. Giovedì prossimo, 21 giugno, alle 14.30, per la decima volta, la terza in questa legislatura, le Camere proveranno nuovamente ad eleggere il suo successore, ma anche stavolta è probabile che tutto si risolva in un nulla di fatto. E a questo punto si avvicina sempre di più il record di vacanza, 623 giorni, che passarono tra il 23 ottobre 1995 e il 9 luglio 1997, dalla fine del mandato di Vincenzo Caianiello e il giuramento del suo successore Annibale Marini.
La seduta potrebbe comunque servire ad abbassare il quorum richiesto per l’elezione, attualmente i due terzi i componenti l’Assemblea, 634 voti, in modo che dai prossimi scrutini saranno sufficienti i tre quinti di deputati e senatori, vale a dire 570 preferenze.
E la situazione potrebbe effettivamente sbloccarsi a luglio, quando il 19 è convocata una nuova seduta del Parlamento per eleggere i nuovi otto componenti laici del Csm. Nel pacchetto di nomine infatti (quasi certamente 5 alla maggioranza, tra cui dovrebbe essere scelto il vicepresidente del Csm, e tre all’opposizione) potrebbe rientrare anche il nome del nuovo giudice costituzionale.
Probabile che per questo ruolo possa essere individuato un candidato espresso dalla Lega. Attualmente infatti i quattro membri della Consulta eletti dal Parlamento sono stati indicati due dal centrosinistra (Silvana Sciarra e Augusto Barbera), uno dal Movimento 5 stelle (Franco Modugno) e uno dai centristi (Giulio Prosperetti).
Frigo inoltre a suo tempo fu designato dal centrodestra, in particolare da Forza Italia, che nella situazione politica attuale difficilmente riuscirà ad entrare nella partita, a meno che non emerga una personalità in grado di ottenere un consenso bipartisan (in passato si parlò ad esempio dell’avvocato Franco Coppi).
In ogni caso al momento è ancora presto per ipotizzare possibili papabili per l’elezione e, come detto, la situazione potrebbe sbloccarsi il mese prossimo definendo in un’unica tornata le questioni del Csm e della nomina del giudice costituzionale.
Tema la cui importanza fu rimarcata già il 26 aprile del 2017 dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, dopo un incontro con gli allora presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, sottolineò “l’urgenza” di questo adempimento “per il funzionamento del nostro sistema istituzionale”.
Ma i lunghi periodi di assenza del plenum della Corte costituzionale per la mancanza di giudici eletti dal Parlamento non rappresentano un inedito. Come detto il record è rappresentato dai 623 giorni che trascorsero tra il 23 ottobre 1995 e il 9 luglio 1997, dalla fine del mandato di Vincenzo Caianiello e il giuramento del suo successore Annibale Marini, nominato giudice costituzionale dal Parlamento il 18 giugno.
Altrettanto lunga la vacatio dopo la cessazione dalla carica di Luigi Mazzella, uscito dal palazzo della Consulta il 28 giugno 2014. Ci vollero 32 scrutini e 541 giorni per avere il suo successore, eletto il 16 dicembre 2015 e che giurò il 21. Nel frattempo altri due posti si erano liberati il 2 febbraio e il 10 luglio 2015, quello di Mattarella, eletto Capo dello Stato, e di Paolo Maria Napolitano, arrivato a fine mandato, restando vacanti, rispettivamente, per quasi un anno e per circa sei mesi. Così nella stessa occasione furono tre i giudici eletti: Giorgio Prosperetti, Franco Modugno e Augusto Barbera e per gli altri due avvenne all’undicesimo e nono scrutinio.
Furono necessari invece 536 giorni per conoscere il successore di Romano Vaccarella, che si dimise dalla Consulta il 4 maggio 2007. A succedergli, con elezione il 21 ottobre 2008 e giuramento 2 giorni dopo, fu proprio Giuseppe Frigo .
Lo stesso Vaccarella, insieme a Ugo De Siervo, era approdato alla Corte costituzionale dopo numerose fumate nere del Parlamento in seduta comune, che impiegò 519 giorni per eleggerli, il 24 aprile 2002, in sostituzione di Cesare Mirabelli e Francesco Guizzi, cessati dal mandato il 21 novembre 2000. Il giuramento dei nuovi eletti avvenne il 29 aprile. Questi dati non rappresentano comunque eccezioni, visto che non di rado sono trascorsi mesi e anche anni per il passaggio tra vecchi e nuovi membri della Corte costituzionale. E i periodi più lunghi hanno sempre riguardato i giudici di nomina parlamentare: ad esempio, 387 giorni tra Renato Dell’Andro e Cesare Mirabelli, 379 tra Leonetto Amadei e Ettore Gallo, 353 tra Giuseppe Branca e lo stesso Amadei.
– Situazioni tali da richiedere appelli dei Presidenti della Repubblica: il 16 novembre del 1963 Antonio Segni poneva, ad esempio, il problema del rinnovo tempestivo della Consulta e della necessità di una revisione del suo complicato meccanismo di rinnovo parziale.
Francesco Cossiga il 7 novembre 1991 prefigurava anche l’ipotesi di uno scioglimento delle Camere in ragione dell’inerzia parlamentare nel reintegrare il plenum della Corte.
E il 26 febbraio 2002 Carlo Azeglio Ciampi sottolineava ai presidenti delle Camere la gravità della situazione derivante dal mancato rinnovo di due giudici costituzionali. (Sam/AdnKronos)