Congresso o segretario? L’esito dell’Assemblea del Pd di sabato prossimo è sul tavolo dei Big del partito, che sono alla ricerca di una soluzione per evitare che l’appuntamento si trasformi in una drammatica spaccatura, il tutto mentre Lega e M5s non riescono a dare il via libera a quel governo cui i dem promettono una “dura opposizione”.
Le posizioni sono quelle ‘su piazza’ da giorni: i renziani invocano un congresso al massimo entro ottobre-novembre, considerano terminata l’esperienza di Maurizio Martina alla guida del partito, ma tengono ancora ‘nei box’ un loro eventuale candidato (Lorenzo Guerini, Ettore Rosato, Graziano Delrio o lo stesso Matteo Renzi). Le altre aree del partito (franceschiniani, orlandiani, parte dei governisti e l’area di Emiliano) sono schierate con il reggente.
“Sabato andrà tutto bene, si troverà una soluzione condivisa in cui si potrà riconoscere anche chi porta avanti posizioni più personali”, ha assicurato nel pomeriggio uno dei Big del Nazareno che lavora all’appuntamento di sabato. In questo quadro, Martina ha offerto una mediazione ‘limando’ le posizioni tenute nei giorni scorsi.
“Non voglio che la nostra discussione di sabato prenda una piega sbagliata. Per questo, penso che il nostro congresso vada anticipato e si possa svolgere anche in tempi rapidi entro quest’anno”, ha scritto il reggente su Facebook andando incontro alle istanze dei renziani sui tempi del congresso. Ma Martina ha ribadito: “Confermo la decisione di candidarmi in Assemblea”.
A enfatizzare la posizione del reggente sono stati subito i franceschiniani: “Una proposta nuova, tesa a ricercare una strada che possa unire il Pd verso il congresso e dare certezza al partito”, ha sottolineato Marina Sereni. Ma, formalmente, il ‘lodo Martina’ non è sembrato poter sfondare la ‘trincea’ renziana: “L’Assemblea o elegge il nuovo segretario o decide di convocare il congresso. Non ci sono altre soluzioni possibili per lo statuto”, ha spiegato Matteo Orfini in serata a ‘Zapping’.
A misurare la tensione interna al partito è anche il focolaio che ha accesso via Twitter la proposta lanciata da Carlo Calenda: “Il Pd dovrebbe cancellare l’Assemblea, evitare ulteriori dibattiti autoreferenziali e organizzare una grande mobilitazione con forze sociali per difendere la nostra collocazione europea”. Immediata da levata di scudi dei renziani, come Michele Anzaldi: “Caro Carlo, quale migliore mobilitazione se non proprio la nostra Assemblea con mille delegati in arrivo a Roma da tutta Italia?”. Controreplica del ministro: “L’importante è usare l’Assemblea per fare questo e non per dividersi e contarsi”. (Pol-Gmg/AdnKronos)