Il Comitato di conciliazione? Aspre critiche, “Repubblica delle banane…”

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“Un comitato di conciliazione? Ma che è?  Sembra che si parta già con l’idea di litigare. Ma poi, se non c’è il  leader, chi e cosa deve essere conciliato? Questa mi sembra una cosa  non da Terza Repubblica ma da ennesima repubblica delle banane”. Lo  dice all’Adnkronos Gennaro Acquaviva, capo della segreteria del Psi di Bettino Craxi e suo consigliere da presidente del Consiglio a palazzo  Chigi per quattro anni dal 1983, a proposito dell’organismo  tratteggiato nella bozza di contratto di governo M5S-Lega.

Ma non fu proprio Craxi a inaugurare una struttura parallela come il  consiglio di gabinetto? “Era ben altro -sottolinea Acquaviva- era il  luogo della forza politica di una coalizione in cui, tranne De Mita  che rimase fuori dal governo, nell’esecutivo erano presenti i capi di  partito. Non era immaginato come una cintura di forza per contenere il dinamismo di Craxi ma come luogo di coordinamento politico, di  mediazione della forza all’interno della coalizione”.

“Era il momento di passaggio -rievoca- dalla situazione in cui la Dc  aveva un ruolo egemone nel sistema ad uno, dopo l’esperienza del laico Spadolini, in cui il sistema necessitava, come ammesso da Antonio  Maccanico nei suoi Diari, di dare una forma costituente al cambiamento imperniato sul pentapartito. Lo stesso Craxi non vide il Consiglio di  gabinetto come strumento di controllo e contenimento a suo danno,  bensì come luogo di coordinamento tra forze politiche. Ma lì c’erano i leader, qui chissà”.

“Il Comitato di conciliazione non sta né  in cielo né in terra”. Il leader di Energie per l’Italia Stefano  Parisi, boccia senza appello – in una dichiarazione all’Adnkronos –  l’organo che dovrebbe coadiuvare l’azione di governo, prevista nella  bozza (a dire di M5S e Lega, già superata) elaborata dal tavolo  tecnico.        “Noi – spiega Parisi, che in passato ha avuto vari incarichi nella  Pubblica amministrazione e nei ministeri come dirigente e capo della  segreteria – abbiamo i capi di gabinetto dei vari ministeri che,  attraverso le riunioni istruttorie e gli incontri preliminari,  preparano le sedute del Consiglio dei ministri. Ci sono degli organi  ufficiali, che fanno parte dell’ordinamento e dell’apparato statale,  che vanno rispettati e salvaguardati per la loro funzione e per i  compiti che devono ricoprire”.

Introdurre delle ‘appendici’ non previste da leggi e regolamenti  “indebolisce lo stato”. Più in generale, Parisi sottolinea come stia  emergendo “un preoccupante analfabetismo istituzionale. Le  istituzioni, dovendo durare nel tempo al di là dell’alternanza delle  coalizioni di governo, andrebbero quindi salvaguardate e non possono essere stravolte”.

“Non è solo un tema di rispetto della Costituzione – commenta ancora il leader di Energie per l’Italia – ma anche di sostanza. Abbiamo bisogno di un governo e di un presidente del consiglio forti e non di un presidente del consiglio indebolito.
L’idea di sottoscrivere un programma, di fare un governo e poi scegliere un presidente del consiglio come mero esecutore è un non senso rispetto alla portata dei problemi da affrontare. Un premier deve poter decidere e avere una guida piena e autorevole del governo”.

(Fan/AdnKronos)

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