“Non me ne voglia l’onorevole Micciche’, nulla di personale, ma non credo che aumentare il tetto degli stipendi dei dirigenti e dei funzionari dell’Ars, oltre il tetto gia’ alto di 240 mila euro l’anno, sia proprio un’idea condivisibile”. Cosi’ sul suo profilo Facebook l’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che enuncia “diversi motivi”.
“Come fa il presidente dell’Ars – scrive Crocetta – a rendere compatibile tale linea di incremento della spesa con le dichiarazioni, molto avventate, di difficolta’ finanziarie fatte nei giorni scorsi dai rappresentanti del governo regionale; probabilmente quelle dichiarazioni sono legate alla vera volonta’ di incrementare la spesa corrente senza freni e senza attenzione alle effettive entrate della regione. Come dire torniamo al passato dove non c’era alcun controllo della spesa e dove si sono prodotti buchi di bilancio spaventosi”.
“L’incremento retributivo – aggiunge poi Crocetta – e’ in contrasto pieno con la normativa statale che fissa a 240.000 euro il tetto massimo delle retribuzioni. Come dire che un dirigente dell’Assemblea regionale siciliana potra’ guadagnare piu’ del presidente della Repubblica italiana. Non credo che cio’ rappresenti riconoscimento delle professionalita’, ma un sostanziale incremento delle logiche clientelari che hanno caratterizzato decenni di vita regionale”. “L’aumento degli stipendi ipotizzato – sottolinea ancora Crocetta – acuisce il divario fra funzionari e dipendenti della regione – che hanno un tetto massimo di 150.000 euro – e quelli dell’Ars, che potrebbero guadagnare cifre di gran lunga superiori”.
“Sul piano sociale poi – conclude Crocetta – si trasmette un messaggio di terribile ingiustizia, le priorita’ all’ordine del giorno non sono quelle di di continuare l’azione di risanamento del bilancio con ulteriori azioni contro gli sprechi e di volgere maggiore attenzione ai disoccupati e ai poveri, alle imprese, ma di aumentare i privilegi. Spero sinceramente, che qualche voce, in parlamento, si levi per contrastare l’inaccettabile linea di far pagare al popolo siciliano il ritorno a vecchie pratiche politiche che hanno distrutto la Sicilia”. (ITALPRESS).