Se i partiti fascisti sono “anticostituzionali”, come si può rischiare che finiscano in Parlamento?

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C’è un’inquietudine strisciante nel nostro tempo, un tempo carico di umanità senza precedenti: siamo umani nell’essere di continuo in contraddizione con noi stessi; sono umane le menzogne che ci raccontiamo e quelle che raccontiamo agli altri; è umana la vergogna che proviamo quando un certo sentimento che cerchiamo di nascondere anche a noi stessi, viene messo a nudo. L’inquietudine è soprattutto quella che proviamo quando cerchiamo di capire quale sia la ricetta giusta per essere giusti (se esiste davvero una ricetta) e quali siano le giuste strategie per evitare passi falsi (se esistono davvero delle strategie). Infine lo smarrimento che proviamo quando capiamo che la strada che abbiamo intrapreso porta a un vicolo cieco, e la ripercorriamo all’indietro per cercare vanamente di capire il punto dove abbiamo mancato il bivio giusto. E’ una condizione particolare che sembra determinare uno straordinario immobilismo persino davanti a situazioni che non avrebbero, a rigore, motivo di sussistere, né tempo da perdere.

Durante una recente manifestazione a Milano, Laura Boldrini ha detto che “tutti i gruppi che si ispirano ai neofascisti vanno sciolti”: il riferimento implicito era a Forza Nuova e CasaPound e le sue parole non possono essere considerate avulse dal contesto storico e politico: sono arrivate dopo l’attentato di Macerata, e in un momento in cui i gruppi in questione (di estrema destra) godono di un seguito e di una visibilità che prima non avevano. Silvio Berlusconi dal canto suo ha dichiarato che “il fascismo è morto e sepolto”, e che il pericolo sta altrove (nell’antifascismo dei centri sociali). Lo scorso weekend il tema è stato poi al centro della manifestazione “Mai più fascismi e razzismi” a cui hanno partecipato anche molti esponenti di punta del Partito democratico. In base all’ordinamento italiano, partiti come CasaPound e Forza Nuova non dovrebbero essere sciolti?

C’è certo anche una dimensione politica, che rimanda alla complicatissima questione sulla libertà d’espressione e al rischio di creare dei martiri. Ma esiste una disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Questa disposizione è stata scritta con l’intento specifico di impedire che il partito fascista, a seguito delle vicende belliche e post-belliche, potesse rinascere. Il termine “disciolto” ha peraltro un valore fondamentale: è stato inserito a seguito di un lungo dibattito per capire se il divieto dovesse essere limitato al partito fascista del Ventennio, o se invece potessero essere banditi anche eventuali partiti futuri ispirati in qualche modo al fascismo. Allora si optò per la seconda opzione (seppur allargando il campo con la specificazione “in ogni sua forma”), però dopo pochi anni fu legiferata una nuova legge che ampliava la disposizione. Nel 1952, arriva infatti la legge Scelba, che stabilisce che si tratta di fascismo ogniqualvolta un gruppo superiore a cinque persone “persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, minacciando o usando la violenza, (…) propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia (…) o svolgendo propaganda razzista”. È una reinterpretazione della disposizione costituzionale che viene ampliata per comprendere anche gruppi d’ispirazione fascista che non hanno lo scopo di «ricostruire» il «disciolto» partito fascista, ma con l’intenzione di sostenere e diffondere le idee proprie su quel regime. Negli anni Novanta è poi il turno della legge Mancino, che punisce penalmente la propaganda su basi razziali e etniche: su questa base un’analisi giuridica delle attività e dei principi ispiratori di CasaPound e Forza Nuova potrebbe portare a verificare se i due partiti infrangono anche solo uno dei punti sanciti dalla legge Scelba, e in tal caso sancire un loro scioglimento.

Chi oggi invoca lo scioglimento di determinati movimenti politici, specie della destra radicale e xenofoba, ha probabilmente in mente il quadro costituzionale e legislativo italiano che consentirebbe tale provvedimento, conseguenza di un rigoroso ed equilibrato accertamento giudiziale che gli interessati stessi potrebbero promuovere oltre che semplicemente auspicare. Nella storia italiana, del resto, è successo che già tre movimenti politici fossero sciolti sulla base della legge Scelba: Ordine Nuovo nel 1973, Avanguardia Nazionale nel 1976, e il Fronte Nazionale nel 2000.

Da un lato c’è chi sostiene che sciogliere partiti come CasaPound e Forza Nuova, o anche solo legiferare leggi che vadano nella direzione di punire espressioni fasciste, andrebbe a intaccare la libertà di espressione, con il conseguente rischio di creare dei martiri. Dall’altro invece c’è chi crede che non si possa essere tolleranti con gli intolleranti, e che il fascismo debba essere debellato partendo dalle istituzioni, da leggi che ne vietino la diffusione. Non è soltanto una questione astratta: i pestaggi legati a CasaPound e Forza Nuova sono nettamente aumentati; c’è stato l’attentato di Macerata, e basta dare un’occhiata alla lista delle aggressioni neofasciste degli ultimi due anni per capire che aria tira. Davanti a una situazione come questa, come può diventare tanto difficile dire che dobbiamo semplicemente chiudere CasaPound e Forza Nuova?

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