(Caligola) Tanto tuonò che piovve. Già dal 5 novembre e poi dal 16 dicembre l’antifona fu chiara. Il presidente Miccichè che ai più pareva rinsavito, invece in vecchiaia si dimostra più irrequieto che mai.
Cominciamo con le sparate fuori luogo sugli stipendi d’oro, proseguiamo con la attenta gestione degli incarichi di partito che vede Giuseppe Milazzo capogruppo di Forza Italia, con la gestione degli incarichi di sottogoverno che fra poco scoppierà in maniera fragorosa, senza dimenticare, in questo contesto, la composizione quantomeno azzardata delle liste per le politiche.
Riccioli d’oro (adesso per la verità un po’ brizzolati) esordisce con la storia degli stipendi faraonici dei dipendenti dell’ARS. Una storia abbastanza inopportuna. Tanto che persino la Chiesa ha dovuto intervenire per riportare la questione sui binari della dignità (sarà per questo che di recente Le Iene hanno letteralmente braccato Don Corrado Lorefice per chiedergli spiegazioni sulla vicenda Opcer? A pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca diceva il divo Giulio). Privilegi sulle spalle dei siciliani. Per carità tutto secondo legge e non trasgredendo nulla. Nulla che non sia il buon senso ovviamente.
Il brillante presidente dell’Assemblea ci regala anche momenti di tensione partitica. Tensione per i forzaitalioti ovviamente non per i comuni mortali. Dunque il commissario è lui, il vice è Scoma, la portavoce è Gabriellina-sempre-prima-Giammanco, il capogruppo in Ars è Milazzo. Una sfilza di palermitani che in barba a qualsiasi norma di geopolitica fa e disfa ciò che a loro pare. Questo non può far piacere all’ala catanese dei vari Pogliese, Catanoso, Gibiino, Falcone et similia. Questi ultimi infatti sembra stiano in silenzio invece si sa che stanno preparando la “resistenza azzurra”. Insomma Gianfranco sta facendo incaz…, inalberare proprio tutti. Tanto più che per la composizione delle liste ha fatto fuori pezzi da 90 del calibro di Antonio d’Ali’, Enzo Gibiino o Basilio Catanoso (al quale non è stato concesso il paracadute del proporzionale e infatti è rimasto fuori dal Parlamento).
In tutto questo stona e non poco l’assordante silenzio di Renato Schifani e di Gaetano Armao, (interrotto solo da una recentissima nota d’agenzia, che sa di difesa d’ufficio). I due, è noto, sono politicamente molto più furbi delle truppe miccicheiane e di quelle catanesi e se hanno finora preferito il silenzio vuol dire che sanno già come andrà a finire.
In queste ore infatti tutti i soldatini di piombo di casa Miccichè hanno battuto un colpo: Scoma, Mauro, Bandiera, Mancuso. Tutti in difesa del leader minimo di Sicilia. E allora? Che succederà? Non siamo stati a scuola dal divino Otelma e non lo sappiamo. Di certo sappiamo che come abbiamo avuto nelle orecchie il refrain del 61-0 del 2001, adesso e per i prossimi 17 anni avremo quello del 28-0, subito questa volta. Il tutto sempre grazie a lui, al sempiterno Gianfranco Miccichè, il quale stavolta, giurano da Arcore, ha fatto incavolare di brutto anche i milanesi…che del 21% preso da Forza Italia se ne infischiano atteso che in Aula vanno i parlamentari e non i numeri percentuali. E di parlamentari siculo-azzurri ce ne saranno davvero pochini…..
Birra in frigo, popcorn in caldo, lo spettacolo è solo all’inizio.