Era il 7 ottobre quando Alessandra Ballarò uscì di casa, in piazzetta Caruso, nel quartiere Arenella, esausta dall’ennesima lite tra la sua e la famiglia Bua e sparò uccidendone uno, Leonardo e ferendo Giuseppe.
Adesso il processo sta volgendo al termine e il pm nella sua requisitoria ha chiesto l’ergastolo. Secondo l’accusa della Procura i rapporti tra le due famiglie sarebbero degenerati a causa della vendita di un immobile che non sarebbe stato pagato. Alla giovane, difesa dall’avvocato Giuseppe Di Stefano, non viene contestata l’aggravante della premeditazione, rimanendo inalterata quella dei futili motivi. In quell’occasione l’arma non venne ritrovata, era detenuto dal fratello illegalmente e l’imputato ha sostenuto di averla gettata in mare.
All’epoca la Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti, impiegò poco tempo nel ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio anche perchè la famiglia Ballarò aveva installato un sistema di video sorveglianza sul balcone, smontato prima dell’arrivo degli agenti ma utilizzato successivamente per arrivare alla giovane del’Arenella.