Spoil system, conto alla rovescia. Scelta fra 1500 dirigenti, ma ci sono gli esterni

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PALERMO 08.01.2018 - IL PRESIDENTE DELLA REGIONE NELLO MUSUMECI INCONTRA I RETTORI DELLE UNIVERSITA' SICILIANE. STUDIO CAMERA / CORRADO LANNINO


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Questione di giorni. Lo spoil system alla Regione, cioè il cambio dei vertici burocratici, è dietro l’angolo. Con quali criteri si procederà all’avvicendamento dei dirigenti generali? Ne saranno nominati di nuovi? Si affideranno incarichi a esterni malgrado i rilievi mossi dalla Corte dei conti in merito alla nomina a segretario generale della Monterosso?

Vedremo. La funzionalità della macchina amministrativa è indispensabile in un ente che fa acqua da tutte le parti e la funzionalità dipende in buona parte dalla scelta di buoni dirigenti.

Se la scelta sarà dettata da logiche di spartizione politica, le crepe già vistose si dilateranno. Così è accaduto in passato con i risultati a tutti evidenti. Se, invece, in discontinuità con quanto operato dalle precedenti giunte, si darà finalmente credito al merito, si potrà sperare in qualche cambiamento. Dare credito al merito significa anche operare con la massima trasparenza. In concreto, ciò comporterebbe accompagnare le scelte da congrue motivazioni dalle quali emerga la comparazione dei curriculum dei pretendenti e l’attitudine professionale dei prescelti a ricoprire gli incarichi.

Si potrebbe obiettare che la nomina e l’avvicendamento dei dirigenti generali sono atti di alta amministrazione, atti cioè di ampia discrezionalità e di valenza politica; oppure che tra la politica e la dirigenza apicale deve necessariamente intercorrere un rapporto fiduciario.

E’ vero: ma la discrezionalità di cui godono oggi i politici è troppo vasta dal momento che possono scegliere tra almeno 1500 dirigenti, tutti (salve rare eccezioni) omologati in una stessa fascia. In tal modo la discrezionalità rischia di sconfinare nell’arbitrio. Come, purtroppo, si è già verificato. Quanto al rapporto fiduciario tra politico e dirigente generale, sul tema si è espresso con estrema chiarezza la Corte dei conti agli inizi degli anni Novanta. Si precisò allora che la fiducia che qui rileva attiene al profilo professionale e non a quello personale. Ciò significa che non conta nulla l’amicizia o la fedeltà politica se non accompagnate da preparazione e capacità assodate.

Già, la Corte dei conti. Quanto può incidere la Corte dei conti sulla correttezza nelle scelte dei dirigenti generali? Poco o niente, oggi. Non così nel passato, quando ne controllava la legittimità. E il controllo veniva effettuato in via preventiva. Pertanto, se Nerone decideva di nominare capo dipartimento il suo cavallo, il provvedimento – bloccato dal diniego della Corte – non vedeva mai la luce. Da tempo, però, il controllo preventivo della Corte dei conti sulle nomine è stato soppresso. Risultato: Nerone può nominare il suo cavallo dirigente generale. La Corte potrà intervenire solo dopo, se sollecitata da un ricorso. Il più delle volte troppo tardi, quando già il cavallo avrà nitrito in abbondanza.

Che fare se veramente s’intende operare nel rispetto dei valori della legalità e nell’interesse della Regione? Ripristinare il controllo preventivo della Corte dei conti e, nelle more, inviare all’organo di controllo le nomine non appena deliberate, condizionandone l’efficacia al vaglio dei giudici. La Corte dei conti non si tirerebbe indietro nell’esercitare il controllo in via facoltativa.

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