Mugugni e proteste sottobanco. La rabbia cova sotto la cenere, ma il granaio è pieno, e si sorvola sugli umori. C’è profumo di vittoria. Anche se la fotografia del 2018 è la stessa, o quasi, di quella del 1994, soprattutto in Forza Italia. Stessi nomi e cognomi. Il tempo si è fermato.
“Si dovrebbe armare una rivoluzione premiare le competenze e chi si è speso per il partito. Invece vale la vecchia regola dell’amico degli amici…”. sbuffa uno, che non ne può più. “Nelle liste di camera e senato che prendono forma non c’è minimamente traccia di alcuna novità che pure Berlusconi aveva auspicato”, si rammarica qualche altro, alzando le spalle.
Prevale lo scetticismo sul “cambio”. “Il presidente Berlusconi voleva professionisti quarantenni con esperienza nel proprio settore e di esperienza politica”, si lamenta ex candidato. “Invece i nomi in Forza Italia sono gli stessi dagli albori del 94: Schifani Scoma Tantillo Milazzo Mineo D’Ali’….”, elenca qualche altro con l’aria di scorrere il rosario.
Le novità chieste da Berlusconi dove sono?, si chiedono. “ Chi ha fatto tutta la gavetta comprese candidature a vari livelli sarà mai una risorsa del partito? Basti guardare i nomi finiti nei gabinetti regionali: Nicola Calderone non è stato candidato e si trova nel gabinetto di Edy Bandiera; un tale Mirabella amico del fratello di Micciché finisce da Armao e via dicendo…”.
A parte i mugugni, i problemi da affrontare e risolvere sono seri. Il primo riguarda il posto di capolista nel proporzionale per FI: Renato Schifani o Francesco Scoma? L’ex Presidente del Senato, tornato a casa, come se non fosse mai andato via, oppure Francesco Scoma, vice commissario regionale, fresco di prescrizione nel celebre processo sul sistema Giacchetto? E Tonino D’Ali, sottoposto a misura di prevenzione, potrà saltare un turno? Vorrebbe la candidatura. Ed in subordine, secondo una maldicenza, quella della moglie, D’Alì-Pustorino. Magari fuori dalle mura amiche ed in un collegio comodo laziale.
Anche Messina bussa a candidature. Dalla città dello Streto sono arrivate tante soddisfazioni dalle urne. l’area Genovese, reduce del successo alle regionali, si fa sentire. Si fa un nome, Grimaldi. Chi è costui?
Sul capolista Gianfranco Miccichè propenderebbe per Schifani, Francesco Scoma non lo avrebbe sostenuto alle regionali.
Pende la spada di Damocle della presentabilità. Ancora una volta. Nei prossimi giorni arriverà qualche indicazione da Arcore, ma l’ex premier non ha affatto voglia di mettere le mani in Sicilia. L’ha fatto per le regionali perché ne aveva valutato la straordionaria rilevanza. Ora fa un passo indietro. Se la vedano i siciliani. Ormai la strada è asfaltata. Gli incidenti non potranno incidere più di tanto sul risultato finale.