Il debutto, qualunque sia, è una giornata diversa dalle altre: le facce sono contente e tirate e lucido per l’occasione, le aspettative sono tante e c’è l’euforia con la quale ci si appresta a intraprendere una strada per la quale si è lavorato duramente. E’ un principio, ma anche il coronamento di tanta fatica. Ci si sente leggeri come una piuma e ben disposti verso se stessi e il mondo.
Entrare per la prima volta a Palazzo dei Normanni, poi, regala una bella sensazione. I deputati sono circondati di tante attenzioni, il clima è festoso, e il luogo “di lavoro” uno dei migliori al mondo. Non c’è di meglio, come sede di Parlamento in nessuna altra capitale del pianeta: anche le mura raccontano la loro storia, osservò il grande Borges quando visitò Palazzo dei Normanni. Era cieco, ma “sentiva” la presenza della storia del Palazzo.
Queste sensazioni non sono comuni a tutti i mortali, tuttavia. Bisogna possedere la sintonia, sapere di storia e di geografia, di uomini e cose. Se i Settanta che si apprestano a svolgere compiti così rilevanti per la loro gente sentissero le parole del Palazzo, il peso della loro responsabilità, i siciliani potrebbero dormire sonni tranquilli. Coloro che hanno eletto assicurerebbero un’attività parlamentare al servizio della gente piuttosto che delle camarille.
L’esperienza induce un sano pessimismo. Magari è la volta buona che cambi qualcosa, e che la cupezza dei tempi sia rischiarata dalla buona volontà e da uno spirito nuovi.
Le regole vogliono che la prima giornata sia assegnata alla elezione dei “reggitori” del Palazzo. Sono adempimenti necessari, che regalano già da subito alcuni elementi di giudizio. L’elezione del Presidente, dei vice presidenti e del consiglio di Presidenza è un esercizio di democrazia che può essere svolto in mille modo. Sapremo abbastanza presto se spira aria nuova oppure la legislatura dei Settanta, a parte il numero ridotto di deputati, ricalca le consuetudini del passato.
Per ora godiamoci, si fa per dire, la festa del primo giorno.
