Che cosa ha modificato il giudizio del M5S su Sergio Mattarella in poche ore? Il capogruppo parlamentare penta stellato al Senato, Danilo Toninelli, uno che conta, ha speso parole di apprezzamento e ribadito la fiducia verso il Quirinale, ma subito dopo, a distanza di un brevissimo lasso di tempo, Luigi Di Maio ha invece criticato aspramente Mattarella, facendone un ubbidiente esecutore degli ordini di Bruxelles. Non solo, in dichiarazioni successive ha rincarato la dose, annunciando la “parlamentarizzazione” della crisi, e cioè la “messa sotto accusa del Capo dello Stato”, reo di avere deciso di non affidare a Paolo Savona il dicastero dell’economia.
Di Maio si è messo sulla stessa lunghezza d’onda di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni (la prima a parlare di impeachment)
Lo stesso leader politico del M5S aveva più volte manifestato rispetto e fiducia su Mattarella, prima di andare alla carica contro il Quirinale, quasi ci fosse stato un improvviso contrordine.
C’è chi ritiene che la moral suasion, stavolta esercitata dai grillini verso il Presidente, costituisse un espediente per indurre Mattarella a più miti consigli. Essendosi rivelata infruttuosa, il Quirinale si è trasformato nel Palazzo d’inverno da assaltare.
Ma c’è anche chi sostiene che il ribaltone sia stato sollecitato da Beppe Grillo e Davide Casaleggio per non lasciare l’iniziativa alla Lega. Nonostante abbiano condiviso praticamente ogni mossa, fra Salvini e Di Maio la competizione è accesa. Pescano entrambi nello stesso bacino elettorale.
Si potrebbe tuttavia prevedere una semplificazione del quadro politico se la Lega restasse fuori dal centrodestra. Da una parte i partiti populisti, dall’altra il fronte dei moderati. Divisi gli uni, divisi anche gli altri.
Troppo presto, tuttavia, per riscrivere l’evoluzione del quadro politico. Dipende anche dalla legge elettorale con la quale si tornerà a votare. Tutti vogliono riformarla, ancora una volta, ma ognuno ha la sua ricetta, lo stallo è dietro l’angolo.
