Gli alieni al Quirinale, sulla squadra Mattarella vuol vederci chiaro

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Era inevitabile il braccio di ferro fra il Quirinale e lo stato maggiore gialloverde: troppo distanti, culturalmente e politicamente. Il Professor Conte, chiamato a creare una linea d’interposizione, ha fatto il suo dovere, al termine del lungo incontro con il Capo dello Stato, cercando di avvicinare le parti. Leggendo una breve dichiarazione, preparata nelle stanze del Presidente Mattarella, ha assicurato fedeltà all’Europa e alla Nato.

Non ha tradito il mandato ricevuto da Di Maio e Salvini tuttavia, ha messo insieme tutto, segnalando con una certa eleganza i bisogni del Quirinale e del futuro governo. Ma non è bastato perché tutto scorresse liscio come l’olio. Una volta affidatogli l’incarico, accettato con riserva come vuole la prassi, la Lega ha preteso che eguale lungimiranza fosse riservata alle sue proposte ai vertici dei dicasteri, ha cioè difeso il “suo”, Paolo Savona Ministro dell’Economia (Giuseppe Conte usciva dal mondo pentastellato), l’altra poltrona chiave del Gabinetto, ed i giornali hanno dato spazio alla irritazione leghista espressa sotto traccia (“diktat inaccettabili”) sul dissenso, mai palesato, del Capo dello Stato su un economista euroscettico militante.

Crediamo che il problema non sia affatto Paolo Savona, il quale ha mestiere (più volte Ministro) e probabilmente riuscirebbe a trovare la quadra con Mattarella, quanto la linea Maginot disegnata dal Presidente della Repubblica sulle questioni essenziali, e cioè la tenuta dei conti pubblici, la sicurezza finanziaria e le alleanze internazionali. Anche se il Presidente incaricato, Conte, ha assicurato nella sua dichiarazione al Quirinale, il suo impegno proprio su questi temi resta un’abissale distanza fra il contratto e i tre paletti posti dal Presidente della Repubblica. Nemmeno il Mago Merlino riuscirebbe a far convivere la tenuta dei conti pubblici e le volontà, più volte esternate da Salvini, di sforare le regole comunitarie, perché “prima viene l’Italia e poi l’Europa”.

Salvini considera Paolo Savona come il grimaldello per aprire la cassaforte europea, una conditio sine qua non: l’UE andrebbe trattata come la scatoletta di tonno, un monito che richiama Beppe Grillo all’inizio del cammino rivoluzionario, a proposito del Parlamento italiano.

Ma considerare Paolo Savona un alieno è davvero duro. E gli stessi Salvini e Di Maio, sono davvero gli alieni che pretendono di essere? Dovranno sudare le sette camicie per fare qualcosa, per quanto minima, di ciò che promettono. Alieni…di complemento, dunque. Si può esserlo all’opposizione in servizio permanente, ma al cospetto della realtà – da governare – dispotica e tradimentosa com’è, si è costretti a mettere i piedi sulla terra.

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