Ha fatto bene o male Matteo Renzi a esprimere in modo inequivocabile la sua opinione da Fazio sul sostegno ad un governo penta stellato? L’Italia – non solo i dirigenti, militanti e simpatizzanti dem – si sono divisi sull’opportunità o meno di affidare al “salottino” di Fabio Fazio una indubbia “primogenitura” alla vigila della Direzione Pd, prevista per il giorno 3 maggio prossimo.
Coloro che non condividono la decisione dell’ex segretario del Pd, sostengono che l’intervista a “Che tempo che fa” abbia mancato di rispetto ai dirigenti del partito, intervenendo su un tema che avrebbe dovuto essere trattato ed esaminato dalla Direzione a Roma.
Renzi, insomma, avrebbe reso superflua la convocazione dell’organismo collegiale, nel quale può contare sulla maggioranza dei sostenitori. La decisione di non sostenere il governo dei Cinque Stelle avrebbe dovuto formarsi nella sede opportuna, cioè la Direzione, a conclusione di un confronto. Sarebbe bastato far precedere l’intervista dalla Direzione, invece che rinviarla al 3 maggio, allungando i tempi del mandato esplorativo, nei fatti concluso, del Presidente della Camera, Roberto Fico. Nemmeno Sergio Mattarella avrebbe gradito, in definitiva.
Fra i capi d’accusa c’è anche la volontà di creare l’evento, dopo un lungo silenzio, quasi 58 giorni, suscitando una attenzione spropositata sulle parole del leader a spese della decisione collegiale. Non avrebbe torto perciò il reggente, Martina, che lamenta la difficoltà di reggere un ruolo in uno spazio di manovra così stretto. Sarebbe stato bruciato il tentativo di trovare la quadra fra le diverse sensibilità, al fine di evitare divisioni durante la direzione.
Ma i favorevoli hanno altri pensieri ed altre motivazioni. Essi ricordano che mentre Matteo Renzi si è imposto il silenzio per quasi due mesi, gli altri leader, come Franceschini, Emiliano, Boccia ed altri, hanno espresso liberamente il loro punto di vista senza aspettare le decisioni della Direzione. Nessun addebito ad alcuno, sul banco degli imputati Matteo Renzi perché viene accreditato di una maggioranza di consensi in Direzione?
I contenuti, inoltre, non avrebbero essere separati dalla forma. L’ex segretario ha dato voce ad una scelta largamente condivisa dall’elettorato dem, che non gradisce un’alleanza con i grillini. Renzi non ha detto da Fazio ciò di cui tutti sapevano, il suo “no” al sostegno del governo penta stellato. Lo si sapeva da sempre che si sarebbe messo di traverso (“Tocca ai vincitori fare il governo, il Pd non può diventare socio di minoranza della Casaleggio Associati”), di che cosa ci si sorprende?
Questi i pro e i contro.
Proviamo a capire. Una cosa è certa. Sotto l’aspetto comunicazionale, Matteo Renzi ha bruciato la Direzione del partito. Ha regalato a Fazio, ed a se stesso, la grande attesa, guadagnando una audience straordinariamente alta, sulla quale tutti i giornali avrebbero aperto le prime pagine. Ha pianificato l’evento? Di sicuro ne conosceva le potenzialità ed ha puntato su di esso per un rientro in grande stile. Come le grandi soubrette del verietà, ha fastto in modo che la scenografia gli permettesse fari e scale da divo.
Questa scelta è stata pagata con rimproveri affatto velati. Anche Martina, il reggente, si è sentito emarginato. Renzi non è stato generoso, Martina gli ha fatto notare che la collegialità va sempre privilegiata.
Ma come si fa ad addebitargli di avere espresso la sua opinione, dal momento che tutti i leader, con l’eccezione di Renzi, da Franceschini a Emiliano, hanno riempito le pagine dei giornali sul sostegno al governo 5 Stelle? Se si decide il silenzio stampa – e questa decisione non c’è stata – il silenzio avrebbe dovuto essere rispettato da tutti. In più, quando mai un leader aspetta dalla base la linea politica. Un leader al contrario tenta di influenzare la base ed il gruppo dirigente alla vigilia di ogni decisione di qualche rilevanza.
Il fatto che l’intervista in prima serata a “Che tempo che fa” si svolgesse a pochi giorni dalla direzione ha reso però ancora più penalizzante l’anteprima. Pensavano di discettare sugli attestati di buona volontà ricevuti da Fico e dallo stesso Di Maio, valutarne la caratura, di “modulare” una risposta che magari lasciasse aperto uno spiraglio, anche per evitare divisioni laceranti nel partito, invece Martina e qualche altro hanno dovuto prendere atto che l’ex segretario non ha lasciato margini.
I due forni utilizzati da Luigi Di Maio, in apertura delle consultazioni, hanno hanno offerto più di un argomento all’ex segretario per una risposta secca. Cari grillini, attaccatevi al tram, insomma.
Renzi ha fatto uscire dal cilindro, infine, la proposta di un governo costituente e di una trattativa open air, streaming. Pan per focaccia. Ha perorato la causa di un esecutivo forte, all in, per fare le riforme e cambiare le regole della governabilità. E sollecitato la ripresa in streaming della trattativa.
Niente è stato lasciato al caso da Renzi, proprio niente. Ora c’è il rischio che la Direzione metta in scena un nuovo psicodramma. Orfini ha annunciato la convocazione dell’Assemblea nazionale per rimettere in piedi gli organismi dirigenti, congelati dalla reggenza di Martina.
Una stagione politica delicata, ancora una, per i dem. E potremmo già essere entrati in clima elettorale.
Ha fatto bene a riconoscere l’erroredi aver personalizzato il referendum sulla legge costituzionale che prevedeva l’abolizione del bicameralismo perfetto .Se oggi fosse in vigore quella legge, ha detto, avremmo votato con una legge maggioritaria . E’ un messaggio per rilanciare la riforma costituzionale?