Voto segreto e divieto vincolo di mandato tutelano i furfanti? All’Ars…

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PALERMO 15.12.2017 - PRIMA SEDUTA DEL NUOVO GOVERNO REGIONALE ALL'ARS. © MICHELE NACCARI/STUDIO CAMERA


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Vittorio Zucconi scrive, in un tweet, che “per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, un partito, quello del comico, ha osato dare un prezzo – 100 mila € – a un articolo fondamentale di quella Costituzione che finge di difendere. I parlamentari M5S saranno multati, avverte il giornalista, se applicheranno la  Costituzione.

L’articolo svenduto dai pentastellati sarebbe quello che tutela la libertà degli eletti, deputati e senatori, che non possono avere vincolo di mandato nell’espletamento della loro attività, come prescrive la Carta.

Anche il voto segreto, prescritto per alcuni provvedimenti di particolare rilevanza, va considerato alla stessa stregua, pur essendo normato “solo” dai regolamenti interno delle due Camere, quanto nell’Assemblea regionale siciliana.

Mentre il vincolo di mandato è sottoposto ad un assedio costante s dal M5S, la sopravvivenza del voto segreto ha una platea di contrari sempre più ampia, a causa del fatto che esso coprirebbe il cinismo ed la slealtà dei parlamentari, nazionali e regionali, e quindi in qualche modo contribuirebbe a mantenere una percentuale di corruzione e di ricatto intollerabili.

Anche i cambi di casacca, in verità, contribuiscono alla compravendita dei parlamentari, protetti dal divieto di vincolo di mandato. L’approvazione del cosiddetto “non statuto” da parte dei 5 Stelle prevede perciò una multa salata per chi contravviene alla disciplina del Movimento, come Vittorio Zucconi segnala con il suo tweet, centomila euro, che sono una bella somma.

L’incostituzionalità della multa è inequivocabile, ma pare che i consulenti del Movimento ne sappiano più del diavolo ed abbiano messo le cose in modo da lasciare sul capo dei candidati, che hanno l’obbligo di firmare il “contratto” con il M5S, la spada di Damocle della punizione in moneta sonante.

Cancellando, invece, la norma che impone il voto segreto, la Costituzione non viene sfiorata, ma la libertà dei deputati sì, perché non potrebbero più sottrarsi alle decisioni del partito o del gruppo parlamentare, cui sono iscritti, a prescindere dalle modalità con cui le decisioni vengono assunte. Anche il metodo democratico può avere infatti un carattere dispotico se contrasta con la libertà del parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni.

Se il dissenso sul voto segreto è così ampio perché non si riesce a cancellarlo? La risposta è abbastanza semplice: lo svantaggio maggiore della sua permanenza viene subìto dalla maggioranza parlamentare e dal governo, piuttosto che dall’opposizione. Il voto contrario ai provvedimenti del governo ed alle proposte di nomina del governo, sono solitamente sottoposti agli agguati dei franchi tiratori. L’utilità per le minoranze d’aula è evidente; grazie ai franchi tiratori, si possono costituire, con il favore del segreto, maggioranze occulte ad hoc tali da affondare le proposte che sulla carta dovrebbero avere la meglio.

Ben più grave, tuttavia, è il passaggio di campo di quei parlamentari – regionali e nazionali – votati in liste finite all’opposizione e assicurano la maggioranza al governo che non ce l’ha o l’ha persa. In questi casi, sono gli elettori che subiscono il tradimento.

Che cosa deve prevalere? La libertà del deputato, che deve votare nelle aule parlamentari secondo coscienza, oppure il mandato politico degli elettori, che hanno espresso il loro voto sulla base di ciò che il candidato ha annunciato di intendere fare?

Il Senato della Repubblica ha modificato all’unanimità il regolamento, per scoraggiare i cambi di casacca e la formazione di nuovi gruppi parlamentari, che non hanno riscontro in campagna elettorale. Non sono state introdotte norme drastiche, ma utili.

La soluzione si potrebbe trovere nelle compensazioni, nella possibilità di coniugare i due bisogni, la libertà di coscienza del deputato e, insieme, il rispetto del mandato ricevuto dagli elettori.

E’ difficile che questa strada venga percorsa con linearità. Prevalgono i bisogni contingenti. Il Presidente dellla Regione siciliana, Nello Musumeci, è stato per cinque anni deputato di opposizione, e ha visto squagliarsi la sua parte politica giorno dopo giorno. Ha perciò condotto con coerenza una battaglia per il divieto di cambio di casacca e la cancellazione del voto segreto. Ma ora, con una maggioranza esigua, di appena un voto, mantenere questa coerenza potrebbe rivelarsi un suicidio politico, dal momento che per governare avrà bisogno di trasfughi (o di larghe intese).

E’ probabile, dunque, che tutto resti come prima. Per puro istinto di conservazione.

 

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