
Che ne verrà alla Sicilia dal governo gialloverde presieduto dal professore Giuseppe Conte? Nello Musumeci ha espresso compiacimento e prima ancora l’auspicio che l’alleanza andasse in porto. Per affinità politica? Non proprio, visto che il governo regionale di centrodestra ha ignorato la “gamba” leghista, peraltro rappresentata a Palazzo dei Normanni da un solo deputato regionale. Musumeci confida nella volontà del M5S di “fidelizzare” i consensi con una attenzione privilegiata verso l’isola, dove hanno raccolto un risultato trionfale? Se fosse questo l’auspicio, dovremmo immaginare una svolta molto netta nei rapporti, finora a dir poco burrascosi, fra la maggioranza di centrodestra dell’Ars e lo stato maggiore grillino. L’opposizione pentastellata a Palazzo dei Normanni è molto severa e tenace.
Il “contratto” di governo non fa particolare menzione, nelle cinquanta pagine, alla Sicilia, né regala una particolare attenzione al Sud, tanto da destare forti critiche nel mondo politico, e non solo. Ma il M5S deve la sua performance elettorale nazionale al Mezzogiorno d’Italia, dove ha mietuto consensi a piene mani. E’ possibile che i governanti pentastellati ritengano di adempiere al loro “dovere”, premiando i meridionali, e dunque i siciliani. Come? Con il reddito di cittadinanza, che – comunque lo si giudichi – resta però una scelta assistenziale, perfettamente in linea con la governance isolana dal dopoguerra ad oggi. Con l’eccezione dei grandi investimenti nell’industria primaria, la petrolchimica, grazie agli interventi straordinari nel Mezzogiorno, il Sud è stato “accontentato” con cure-placebo, come rischia di essere il reddito di cittadinanza.
IL gabinetto Conte, stando alle previsioni, potrebbe accogliere due Ministri siciliani – in pole ci sono Alfonso Bonafede, mazarese, e Giulia Bongiorno, palermitana – una quota di presenze modesta. Anche questo dato appare in linea con il passato: da qualche tempo i governi romani non offrono spazio a uomini politici o tecnici siciliani. Poco male, in considerazione dei risultati fin qui conseguiti nelle rare volte (centrodestra, secondo governo Berlusconi) in cui la Sicilia ha potuto contare su una buona rappresentanza (in termini numerici).
La Lega di Salvini, infine. E’ stata per due decenni almeno il fortino avanzato della Padania, un esercito in armi, nel governo e fuori, “contro” il Sud d’Italia. Non solo a parole (terroni, scansafatiche ecc…), ma nei fatti. La svolta sovranista impressa dal nuovo leader dovrebbe lasciarsi alla spalle questa sorta di “guardiania” degli interessi del Nord, ma non può indurci a prevedere che i bisogni della Sicilia possano trovare una generosa accoglienza a Roma. A meno che Nello Musumeci non compia il miracolo, convertendo il leghismo felpato alle ragioni della Sicilia.