Il treno senza santi in paradiso. Ora ci sono i soldi, ma…

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Il contratto di servizio sottoscritto da Trenitalia con la Regione siciliana offre uno spiraglio alla speranza che l’Isola possa uscire dall’avvilente abbandono in cui è stata finora lasciata nel trasporto su binari. Ma è una speranza fievole. Nel passato, anche recente, sono stati annunciati investimenti e illustrata una volontà di uscire dal circolo vizioso: servizi molto scadenti e modestissimo uso del treno. Se non conviene prendere il treno perché devi rimanere su una locomotiva mezza giornata mentre in autobus ci stai un’ora, la tratta non può che essere antieconomica. E quando viene giudicata tale, il più delle volte viene cancellata o utilizzata poco e niente.

Trenitalia non investe, la Regione siciliana –nonostante i proclami – affronta la questione con grande circospezione, per usare un eufemismo, perché deve coniugare due esigenze: migliorare i trasporti e non far male alle imprese di trasporto su gomma che, evidentemente, in Sicilia hanno messo radici a causa del disastro “ferroviario”.
Le istituzioni pubbliche non sono affatto estranee dallo stato catalettici in cui il treno si trova nell’Isola. Negli anni del “boom” economico e nei decenni successivi, le risorse pubbliche in Sicilia sono andate sul traffico gommato, sponsorizzato sia nella capitale politica, Roma, che in quella economica (Torino-Milano). I movimenti di terra hanno fatto la fortuna delle imprese, le autostrade hanno inghiottito grandi budget.
Il treno, insomma, non ha avuto santi in paradiso. E non ne ha tanti ancora oggi. Investendo sulle tratte più frequentate si fa concorrenza ai bus, pubblici e privati, e quindi bisogna dirottare le attenzioni altrove. Vedremo se il nuovo contratto di servizio con Trenitalia, per un miliardo e duecento milioni, riuscirà il clima di muta ostilità di cui i treni siciliani soffrono.
La tratta Palermo-Catania, incoraggiata da Trenitalia e dalla Regione, costituisce un buon viatico per il futuro. Il treno è un mezzo molto competitivo e sicuro. Bisognerebbe farsi una domanda finalmente: quanti incidenti, morti, feriti abbiamo contato sulla strada in mezzo secolo di traffico su gomma?
Appena una settimana fa sulla tratta Messina Siracusa i pendolari sono rimasti appiedati per un guasto, in un solo giorno sono saltati 480 chilometri. Pendolari invitati a salire su autobus, treni che ripartono senza passeggeri. Avvilente.
I costi di questo gap strutturale sono enormi. Una mobilità sicura, dotata di servizi idonei, con costi competitivi, regalerebbe alla Sicilia quel primato, nel turismo, che merita grazie ai tesori d’arte che possieda ed ad una natura incomparabile.

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