Siciliano di Vittoria fonda a Roma “Trame”, associazione contro baroni università

0
21
Condividi su Facebook
Tweet su Twitter


Want create site? Find Free WordPress Themes and plugins.

‘Siamo consapevoli che si tratta di una  battaglia impari, perchè ci stiamo scontrando con dei poteri così  forti che è difficile spuntarla. Ci sentiamo come Davide e Golia, dove però spesso è Golia ad avere la meglio, ma non molliamo…”.

Giambattista Scirè, classe ’75, siciliano di Vittoria, è un  ricercatore universitario di Storia contemporanea e come tanti suoi  colleghi, per lo più giovani, vive da precario pur avendo regolarmente vinto un bando di concorso, in questo caso all’ateneo di Catania per  la sede di Lingue di Ragusa.

Il 10 novembre del 2017 ha fondato a Roma con un gruppo di studiosi  l’associazione non-profit dall’acronimo evocativo ‘Tra-me’, ovvero  ‘Trasparenza e merito. L’Università che vogliamo’. In veste di  portavoce nazionale Scirè combatte contro ogni forma di baronaggio,  denunciando tutti gli accordi sottobanco e le irregolarità  concorsuali. Nel corso degli ultimi anni, a partire soprattutto dal  2010, i casi di mala-università e gli episodi di corruzione tra le  cattedre sono aumentati come dimostra la crescita esponenziale del  numero di contenziosi, ricorsi e denunce alla giustizia  amministrativa.

L’obiettivo dell’associazione (partita in 11, oggi ha superato i 170  iscritti, tra ricercatori e docenti), è “provare a frenare il  ‘malcostume accademico’ e riformare il sistema di reclutamento  universitario, ormai contaminato da procedure illegali”. La ”vera  novità -assicura Scirè all’Adnkronos- è far conoscere all’opinione  pubblica le violazioni della legge e gli abusi”. Da qui l’invito a  tutti i partecipanti e i candidati a vincere l’omertà e la paura di  veder penalizzata la propria carriera e di restare fuori dal giro che  conta con una ”pubblica censura e condanna dei casi di malagestione  dei concorsi, a tutela della ricerca e dei suoi protagonisti”.

Stanchi “dell’arroganza e della presunzione di impunità  da parte di certa classe accademica, che partecipa alle commissioni di concorso”, i docenti che hanno aderito all’associazione chiedono di  fare luce sulle ”tante irregolarità commesse”. A volte, addirittura,  avverte Scirè, “le sentenze definitive, come è successo nel mio caso,  non vengono eseguite regolarmente dagli atenei. Le commissioni dei  concorsi, infatti, riescono con sponde di vario livello -mi riferisco  anche al ministero della Pubblica istruzione- ad aggirare  l’applicazione delle sentenze della giustizia amministrativa, Tar e  Consiglio di Stato”.

“E’ veramente scandaloso -sottolinea- che quasi nella maggior parte  delle procedure di valutazione l’elemento decisivo nella scelta del  vincitore del bando non è legato alla produzione scientifica del  candidato, ovvero titoli e pubblicazioni, ma avviene con un meccanismo di cooptazione e la meritocrazia va a farsi benedire… Le logiche  sono altre, di scuola accademica, o peggio, per uno scambio di favori. Non si rendono conto che vengono utilizzati bandi e risorse pubbliche  per interessi molto spesso personali e privati”.

La “riforma Gelmini del 2010, per alcuni versi, è stata positiva,  perchè -spiega Scirè- è stato sicuramente più facile fare ricorsi e  individuare i vizi formali nell’operato delle commissioni di concorso, ma più in generale, le cose sono peggiorate, soprattutto con  l’introduzione della figura del ricercatore a tempo determinato, che  ha fatto crescere le persone in ‘stand by’, aumentando di conseguenza  la bellicosità tra gli aspiranti candidati, visto che i pochi posti  banditi sono diventati ambitissimi”.

– Dal “baronaggio classico, quelle delle scuole  accademiche -continua- si è passati al più recente baronaggio del  nuovo millennio, quello ‘tecno-bibliometrico’: ovvero il procedimento  dell’abilitazione scientifica, una sorta di patente per accedere agli  scorrimenti di carriera a i bandi di concorso, che di fatto comporta  una specie di regolamento di conti”.        L’associazione vuole essere un di punto di riferimento e di ascolto  per chiunque subisce un torto o un’ingiustizia per ”non lasciare  solo” chi decide di intraprendere una battaglia contro “privilegi e  impunità dei baroni” e ”l’utilizzo del meccanismo della cooptazione, mascherata da concorso pubblico, in molti casi irregolare, da parte  delle commissioni sul reclutamento. La nostra è una battaglia  nell’interesse della parte buona dell’università che svolge  correttamente e onestamente il proprio lavoro. Negli atenei sono tanti quelli che fanno il loro dovere, ma per colpa di pochi viene infangato il nome dell’istituzione”.

Offriamo, dice Scirè, “supporto logistico-organizzativo”, “tramite  pressione mediatica a chi non vede riconosciuti i propri diritti”. E  se è necessario, “creiamo il contatto giusto con gli avvocati esperti  in materia per una consulenza-assistenza legale”. In alcuni casi  limitati e “particolarmente rappresentativi di palesi e ripetute  irregolarità”, viene offerto “anche un supporto legale per suggerire  le meno dispendiose e più efficaci iniziative da intraprendere per la  risoluzione del contenzioso con l’ateneo, promuovendo, se serve, il  crowdfunding”.        (Vam/AdnKronos)

Did you find apk for android? You can find new Free Android Games and apps.


LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome:

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.