Vigilia hot, documento Guerini, firmano 77 deputati, 52 senatori e 123 Direzione

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Alla vigilia della Direzione del Pd è muro  contro muro tra i renziani e l’area che si riconosce nella guida di  Maurizio Martina. Uno scontro senza quartiere, con i contendenti  impegnati a ‘duellare’ non più sul terreno di un governo con il M5s ma sulle dinamiche interne, sulla guida del partito e il mandato del  reggente. Ad accendere le polveri è, in mattinata, un documento (“la  pace di Lodi”) preparato da Lorenzo Guerini e offerto a tutto il  partito: 3 punti per dire, in sostanza, no alle conte interne, no a un governo con M5s o Lega e sì a riscrivere con tutti i partiti le  regole.

Seppure nato con le migliori intenzioni (“è un appello a trovare  l’unità”, spiega il coordinatore) il documento viene letto dalla  opposta sponda del Nazareno come un dito in un occhio: “Una conta per  evitare la conta, mai visto”, dice Andrea Orlando. A gettare benzina  sul fuoco, un sito (senzadime.it) che pubblica nomi e cognomi dei  componenti della Direzione e la loro opzione sull’alleanza con il M5s: “Una lista di proscrizione”, si indignano tutti i non renziani. “C’è  qualcosa di profondo che non va”, twitta Dario Franceschini.

Intanto, le posizioni di irrigidiscono. Mentre i renziani fanno  trapelare il successo del documento Guerini (77 deputati, 52 senatori  e 123 componenti la Direzione, tra cui i capigruppo Marcucci e Delrio  e ministri come Carlo Calenda), l’area che sostiene il reggente si  compatta e replica: “E’ pronto l’Odg da votare in Direzione sulla  fiducia a Martina”.

Per i non renziani (una vasta area che mette  insieme franceschiniani, orlandiani, governisti e altri) sono i no  alla linea indicata dall’ex segretario a ‘Che tempo che fa’ ad avere  la maggioranza in Direzione ed è per questo, per scongiurare una  sconfitta, che è nato il documento Guerini.

A spingere sono i franceschiani e gli orlandiani.  “Domani serve un voto, e chiarezza”, dice Gianni Cuperlo. Quello sui  numeri è “un bluff” dei non renziani, liquida intanto lo stesso Renzi  parlando della faccenda con qualche senatore a palazzo Madama.  Mettendoci il carico, i renziani fanno trapelare che la convocazione  dell’Assemblea e l’avvio del percorso congressuale non è più  rinviabile e dovrà essere deciso domani in Direzione: “Martina non è  adatto a gestire questa fase”. Pronti, a scanso di equivoci, candidati renziani alla segreteria come Guerini e Ettore Rosato e la data  dell’Assembla, subito: a metà maggio.

La tensione resta alta per tutta la giornata ma, intanto, pontieri  come lo stesso Guerini e Graziano Delrio si erano da subito messi  all’opera per una soluzione. Facendo leva, tra l’altro, sulle parole  di Renzi al Senato: “Spero ci sia unità e che nessuno utilizzi  pretesti per rompere”. L’ipotesi a cui si sta lavorando in queste ore  è un Odg che richiami in parte il documento Guerini (il punto 3,  quello più condiviso) e indichi una data per l’Assemblea.

“Se il  discorso di Martina domani in Direzione avesse toni condivisibili, si  potrebbe chiudere così. Di fatto, anche senza esplicitarlo, sarebbe  l’ok al reggente. Fino all’Assemblea. Come, del resto, si è sempre  detto”, spiega un big che sta lavorando alla mediazione.

Per Franceschini, “l’unità si può costruire facilmente ma partendo da  un voto esplicito di fiducia della Direzione al segretario reggente,  atto minimo ma indispensabile per dargli la forza di gestire una fase  così difficile, sino all’Assemblea o al Congresso, vedremo. E sono  certo che Renzi, che ha a cuore come tutti noi l’unità del Pd, sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegretario”. Fino a domani  alle 15, c’è tempo per evitare un clamoroso ‘showdown’ del Pd.

Scrive Matteo Renzi nella enews: “Personalmente credo che la linea che il Pd ha tenuto, la linea del ‘tocca a loro’, sia quella più giusta. Qualcuno dei nostri amici e compagni di partito – come Piero Fassino ieri sera a Porta a Porta – ha chiesto al Pd di allearsi con il Movimento Cinque Stelle per un nuovo bipolarismo centrosinistra-centrodestra. A me sembra un errore. Chi ci ha votato, lo ha fatto sulla base di una proposta radicalmente alternativa al Movimento Cinque Stelle. Un’alleanza con i grillini tradirebbe il mandato degli elettori”.

“Ci divide soltanto una campagna elettorale basata sugli insulti,
sugli attacchi personali e sulle promesse irrealizzabili: ci divide
un’idea di futuro, dal reddito di cittadinanza ai vaccini. E io che ho
sempre combattuto la logica del partito-azienda di Berlusconi non
credo che sia nel Dna del Pd finire alleati con l’azienda-partito di
Casaleggio”, aggiunge.

“Ho invitato tutti gli amici del Pd all’unità anche in vista della direzione di domani, conclude. “Lorenzo Guerini ha proposto un documento (molto sobrio, nello stile che è proprio di Lorenzo) per evitare polemiche. Io l’ho firmato come molti altri parlamentari e membri di Direzione: no al governo Di Maio o Salvini, sì a lavorare insieme sulle regole del gioco, no a polemiche inutili”.

(Gmg/AdnKronos)

 

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