In Sicilia l’industria culturale vale poco meno di 2,5 miliardi di euro, contro gli oltre 20 miliardi generati dalla Lombardia e contribuisce per circa il 3,2 per cento alla ricchezza del sistema produttivo culturale nazionale (78,5 miliardi di euro). Il dato è emerso durante il convegno nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria dal titolo ‘Il bello dell’Impresa – Quanto vale la cultura’, che si è svolto stamani a Palazzo dei Normanni, a Palermo, alla presenza, tra gli altri, del numero uno di Sicindustria, Giuseppe Catanzaro, del presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Alessio Rossi, e del governatore siciliano, Nello Musumeci. A confronto 300 imprenditori provenienti da tutta Italia che hanno fatto il punto sulle opportunità di investimento, le nuove prospettive di sviluppo e i nuovi posti di lavoro generati dall’industria culturale e creativa.
“In Sicilia turismo e cultura potrebbero sa sole trainare l’economia regionale – ha detto Catanzaro all’Adnkronos -. E, invece, nonostante il vasto patrimonio artistico, ambientale, enogastronomico, l’industria culturale dell’Isola vale poco meno di 2,5 miliardi di euro. La politica si deve interrogare, lo deve fare il Governo, l’assessore ai Beni culturali, i parlamentari. Il tema non è la disponibilità delle risorse economiche, ma come attrarle e nel settore culturale la questione è ancora più cogente”.
” Oggi – aggiunge – di valore aggiunto, in termini di potenziali risorse culturali, se ne occupano gli assessorati ai Beni culturali, al Turismo, alle Infrastrutture. Questa visione parziale, con altrettanti dipartimenti che programmano e decidono, non porta ad avere una sintesi. Il tema, quindi, non è la risorsa economica, che c’è, ma come gestire le opportunità in un’unica visione”.
La soluzione potrebbe essere un assessorato unico? “La politica che si assume le responsabilità quando fa e quando non fa – conclude Catanzaro -. Spetta alla classe politica rispondere a questa esigenza, decidere modalità e tempi. Però, all’Isola non servono chiacchiere, ma fatti”.
“Abbiamo consegnato al Governo e al Parlamento un documento con le cose da fare nell’interesse della Sicilia e non solo degli imprenditori. Molte possono essere fatte senza ricorso a nuove leggi, ma solo con la buona volontà e alcune sono già state affrontate. Dare giudizi su chi governa non è mai semplice perché le politiche economiche e industriali hanno bisogno di tempo. Il governo si è insediato a fine dicembre, siamo a fine aprile, è troppo presto per dare un parere”. .(Loc/AdnKronos)