Vaccini , 7 casi di morte, nessuna relazione con immunizzazione

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Dei sette casi con esito fatale descritti nel ‘Rapporto sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia 2016′, “nessuno è risultato correlabile con la vaccinazione tra quelli per i quali è stato possibile valutare il nesso di causalità”.

Per due casi si attendono gli “approfondimenti richiesti, ma non
ancora disponibili al momento della pubblicazione del presente
Rapporto”. E’ quanto emerge dal Rapporto, che descrive i risultati
complessivi delle analisi condotte per tipologia di vaccino sulle
segnalazioni inserite nella Rete nazionale di farmacovigilanza nel
corso del 2016, pubblicato oggi dall’Agenzia italiana del farmaco
(Aifa).

“Anche dal Rapporto 2016 – sintetizza il direttore generale, Mario
Melazzini – non emergono problematiche di sicurezza che possono
modificare il rapporto beneficio rischio dei vaccini utilizzati. Come
Agenzia regolatoria, proseguendo nell’operazione di trasparenza già
avviata, mettiamo sul campo e rendiamo disponibili dati e analisi
rigorose, a fronte di tanta disinformazione sui vaccini, sostenuta da
alcuni movimenti di opinione che, pur rappresentando una percentuale esigua della popolazione, sollevano clamore e generano dubbi troppo spesso infondati e non supportati dalle evidenze. I dati del 2017 – assicura – saranno disponibili nei primi mesi del nuovo anno”.

A differenza dei precedenti, in cui l’analisi era stata condotta sulle
reazioni insorte nell’anno in esame, quest’anno il Rapporto prende in
esame tutte le sospette reazioni avverse inserite nel 2016 nella Rete
nazionale di farmacovigilanza, comprese quelle insorte negli anni
precedenti, in linea con tutti i dati resi disponibili dall’Agenzia.
Dalla valutazione delle segnalazioni inserite nel 2016 “non è emerso
al momento nessun segnale di sicurezza per i vaccini autorizzati”. Le
segnalazioni su vaccini inserite in Rete nel 2016 sono state 4.766
(11% del totale delle segnalazioni a farmaci e vaccini). Di queste,
3.256 segnalazioni (68%) si riferiscono a sospette reazioni avverse
che si sono verificate nel 2016.

Le segnalazioni per i vaccini batterici sono  state 2.977 – l’85,3% non gravi – e si riferiscono nella quasi  totalità ai vaccini meningococcici (n. 1.713) e pneumococcici (n.  1.113). Le segnalazioni per i vaccini virali sono state 1.602 –  l’80,8% non gravi – di cui il 74% relative ai vaccini anti-influenzali e morbillosi. Le segnalazioni riguardanti i vaccini batterici e virali in associazione sono state 1.479 (l’85,8% non gravi).  Complessivamente, riferisce l’Aifa, la maggior parte delle reazioni  segnalate sono state definite non gravi: circa l’84%. Tra queste, le  più comuni sono state febbre, reazioni nel punto di iniezione (come  dolore, rossore, tumefazione, eritema), irritabilità, malessere,  pianto, cefalea.

Le segnalazioni di sospette reazioni avverse considerate gravi “sono  state rare – spiegano i tecnici – e nella maggior parte dei casi sono  risultate a carattere transitorio, con risoluzione completa  dell’evento segnalato e non correlabili alla vaccinazione”.

Sette casi con esito fatale descritti nel Rapporto 2016, dunque, ma nessuno  finora è risultato correlabile con la vaccinazione, mentre per due si  attendono approfondimenti. Fra le reazioni gravi “sono inclusi anche  l’ospedalizzazione, la comparsa di un evento clinicamente rilevante, a prescindere dalle conseguenze per il paziente, e la mancata efficacia  del vaccino”.

– Quanto poi all’origine delle segnalazioni, il 37% è pervenuto dagli specialisti, circa il 28% da altre figure  professionali (che non rientrano nelle altre categorie, ad esempio  medici vaccinatori), il 20% da medici ospedalieri o infermieri. Il  tasso di segnalazione del Nord è risultato superiore a quello del  Centro e del Sud, tranne che nella regione Sicilia dove è stato  osservato un tasso tra i più elevati in Italia. In un quadro  complessivo in cui si registra un trend crescente di segnalazioni su  farmaci, la tendenza relativa alle segnalazioni su vaccini, escluso il picco 2014-15, “si mantiene costante”.        Aifa ricorda che un numero elevato di segnalazioni non rappresenta in  sé un motivo di allarme, “piuttosto è testimonianza di una maggiore  attenzione e responsabilità da parte del segnalatore”. A tal proposito l’Agenzia raccomanda la massima cura e completezza nella descrizione  dei casi segnalati, in modo da consentire un’analisi completa del dato e una corretta valutazione del nesso di causalità tra l’evento  segnalato e la somministrazione del farmaco o del vaccino.        (Mal/Adnkronos)

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