
Una moratoria urgente dell’attuazione di tutti gli accordi “caratterizzati da assenza di controllo pubblico e dalla corresponsabilità nelle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti” e la convocazione urgente di commissioni d’inchiesta o indagine sulle politiche migratorie. E’ quanto chiede il Tribunale Permanente dei Popoli, riunito a Palermo da lunedì scorso e convocato per valutare eventuali violazioni diritti umani da parte delle politiche e delle prassi adottate dall’Ue e dai suoi Stati. Dopo aver valutato “i molteplici elementi di prova testimoniale emersi” e i documenti acquisiti, gli atti ufficiali italiani e dell’Unione europea, e aver preso atto delle dichiarazioni rese dai vertici del Governo in replica o risposta ai rilievi formulati in più sedi, anche da parte di esponenti delle Nazioni Unite, il Tribunale ha dato oggi pubblica lettura della sentenza.
“Dai fatti esaminati e dalle testimonianze ascoltate – recita la sentenza -, emerge la spoliazione progressiva dei diritti e della dignità delle persone che si manifesta lungo tutto il percorso migratorio, dalle condizioni nei luoghi d’origine, al viaggio, alla permanenza nei campi prima di cadere nelle mani di trafficanti, poi nel corso della traversata in mare. Chi viene respinto entra nell’inferno dei campi di detenzione legali o informali. Chi eventualmente arriva sul territorio italiano, termina in un hotspot, dove le sue possibilità di chiedere il riconoscimento dello status di rifugiato sono affidate al caso o alla fortuna. Da quanto esposto in precedenza risulta evidente come la responsabilità sia frantumata”.
Nella sentenza il Tribunale chiede “una moratoria urgente dell’attuazione di tutti quegli accordi che similarmente all’accordo Ue-Turchia e al processo di Karthoum sono caratterizzati da assenza di controllo pubblico e dalla corresponsabilità nelle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti”. Ma invita anche i Parlamenti italiano europeo a convocare urgentemente commissioni d’inchiesta sugli accordi e il loro impatto sui diritti umani, nonché sull’uso e destinazione di fondi destinati alla cooperazione internazionale per identificare e perseguire eventuali responsabili. Ritiene, inoltre, responsabilità specifica dei comunicatori e dei mass media di “assicurare una corretta informazione sulle questioni migratorie, riconoscendo il popolo migrante non come una minaccia ma come titolare di diritti umani fondamentali”.
Durante l’Udienza sono state sentite le voci e le testimonianze di esperti (Sea-Watch, Oxfam, MEDU, Borderline Sicilia, Baobab Experience e LasciateCIEntrare) e migranti protagonisti di torture, dalle scosse elettriche alle esecuzioni sommarie, violenze sessuali, trattenimenti, mutilazioni. “Per un perverso meccanismo, oramai frequente, vengono rovesciati i ruoli della vittima e del persecutore – si legge ancora nella sentenza -. Il migrante viene presentato come il primo colpevole, quello su cui ricade la colpa originaria, semplicemente per essersi mosso e aver così disturbato l’ordine degli Stati. È giunto il momento di invertire la rotta e rivendicare il diritto di migrare ‘ius migrandi’ e il diritto all’accoglienza come diritti umani fondamentali. Migrare è un atto politico e esistenziale”. (Loc/AdnKronos)