Palermo, sentenza Tribunale dei Popoli: “Inchieste su violazioni diritti umani”

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Le ventisei donne migranti morte, trasportate a Salerno a bordo della nave spagnola Cantabria, potrebbero essere decedute per annegamento. Le autorità salernitane, che stanno effettuando accertamenti sulla vicenda, ritengono che sia ancora prematuro esprimersi sull'accaduto in modo più definito. Napoli 5 Novembre 2017. ANSA/CESARE ABBATE


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Una moratoria urgente dell’attuazione di tutti gli accordi “caratterizzati da assenza di controllo pubblico  e dalla corresponsabilità nelle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti” e la convocazione urgente di commissioni  d’inchiesta o indagine sulle politiche migratorie. E’ quanto chiede il Tribunale Permanente dei Popoli, riunito a Palermo da lunedì scorso e  convocato per valutare eventuali violazioni diritti umani da parte  delle politiche e delle prassi adottate dall’Ue e dai suoi Stati. Dopo aver valutato “i molteplici elementi di prova testimoniale emersi” e i documenti acquisiti, gli atti ufficiali italiani e dell’Unione  europea, e aver preso atto delle dichiarazioni rese dai vertici del  Governo in replica o risposta ai rilievi formulati in più sedi, anche  da parte di esponenti delle Nazioni Unite, il Tribunale ha dato oggi  pubblica lettura della sentenza.

“Dai fatti esaminati e dalle testimonianze ascoltate – recita la  sentenza -, emerge la spoliazione progressiva dei diritti e della  dignità delle persone che si manifesta lungo tutto il percorso  migratorio, dalle condizioni nei luoghi d’origine, al viaggio, alla  permanenza nei campi prima di cadere nelle mani di trafficanti, poi  nel corso della traversata in mare. Chi viene respinto entra  nell’inferno dei campi di detenzione legali o informali. Chi  eventualmente arriva sul territorio italiano, termina in un hotspot,  dove le sue possibilità di chiedere il riconoscimento dello status di  rifugiato sono affidate al caso o alla fortuna. Da quanto esposto in  precedenza risulta evidente come la responsabilità sia frantumata”.

Nella sentenza il Tribunale chiede “una moratoria  urgente dell’attuazione di tutti quegli accordi che similarmente  all’accordo Ue-Turchia e al processo di Karthoum sono caratterizzati  da assenza di controllo pubblico e dalla corresponsabilità nelle  violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti”. Ma invita  anche i Parlamenti italiano europeo a convocare urgentemente  commissioni d’inchiesta sugli accordi e il loro impatto sui diritti  umani, nonché sull’uso e destinazione di fondi destinati alla  cooperazione internazionale per identificare e perseguire eventuali  responsabili. Ritiene, inoltre, responsabilità specifica dei  comunicatori e dei mass media di “assicurare una corretta informazione sulle questioni migratorie, riconoscendo il popolo migrante non come  una minaccia ma come titolare di diritti umani fondamentali”.

Durante l’Udienza sono state sentite le voci e le testimonianze di  esperti (Sea-Watch, Oxfam, MEDU, Borderline Sicilia, Baobab Experience e LasciateCIEntrare) e migranti protagonisti di torture, dalle scosse  elettriche alle esecuzioni sommarie, violenze sessuali, trattenimenti, mutilazioni. “Per un perverso meccanismo, oramai frequente, vengono  rovesciati i ruoli della vittima e del persecutore – si legge ancora  nella sentenza -. Il migrante viene presentato come il primo  colpevole, quello su cui ricade la colpa originaria, semplicemente per essersi mosso e aver così disturbato l’ordine degli Stati. È giunto il momento di invertire la rotta e rivendicare il diritto di migrare ‘ius migrandi’ e il diritto all’accoglienza come diritti umani  fondamentali. Migrare è un atto politico e esistenziale”.        (Loc/AdnKronos)

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