“Massimo Ciancimino è stato ed è un testimone importante, un teste privilegiato rispetto al dipanarsi dei contatti tra suo padre Vito Ciancimino e i Ros dei carabinieri, che ha fatto tornare la memoria ad autorevoli personaggi, dall’ex ministro Claudio Martelli, all’ex Presidente della Commissione antimafia Luciano Violante”. Così, il pm Nino Di Matteo definisce il teste chiave del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, proseguendo la sua requisitoria.
“C’è un dato di fatto che è difficilmente contestabile – dice il pm Di Matteo in aula – Le sue prime dichiarazioni rese nel 2008 hanno costituito il presupposto di recupero di memoria da parte di persone che avevano vissuto a vario titolo e non per questioni marginali quel periodo e che fino quel momento avevano taciuto. Nonostante molti di loro erano stati chiamati e interrogati persino nei pubblici dibattimenti nelle stragi su tutto quanto era a loro conoscenza sul ’92”. E aggiunge: “Certo, Massimo Ciancimino è un personaggio molto controverso, ma dobbiamo accostarci alle sue dichiarazioni con un’ottica valutativa laica e serena”.
Massimo Ciancimino, il teste chiave del processo sulla trattativa tra Stato e mafia è “lo scalino basso su cui molti si accaniscono”. Così, il pm Nino Di Matteo, proseguendo la requisitoria del processo. “Con le sue dichiarazioni Massimo Ciancimino ha smosso le acque placide di una vicenda che doveva restare definitivamente sepolta dietro il muro di gomma di non dichiarati segreti di stato”, dice ancora Di Matteo. Non solo. Ha ricordato che è stato lo stesso Ciancimino, che oggi sta scontando una pena in carcere, “è stato colui che, dopo il suo arresto, ha fatto ritrovare l’esplosivo nella sua abitazione”. E ha aggiunto: “Massimo Ciancimino non ha mai goduto di alcun trattamento di favore da parte della Procura di Palermo, anzi”. “Dire che la Procura ha trattato in maniera privilegiata Ciancimino è smentito da dati oggettivi”. (Ter/AdnKronos)