Prima o poi la campagna elettorale finira’ e il governo giallo -verde comincerà a lavorare. ..almeno fino all’inizio della prossima campagna per le europee e per un vasto turno di rinnovo dei consigli regionali previsti per la primavera 2019. Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato. Niente di nuovo rispetto al contratto da cui questo Esecutivo trae le sue linee fondanti e che costituisce il confine inviolabile della sua azione.
Non siamo tra coloro che ritengono questo governo di breve durata e il margine di voti maggiore del previsto conquistato ieri alla Camera alta (171 invece che i 166 previsti ) lo conferma. C’è attesa e curiosità in molti settori del Paese, ma é facile cogliere anche la preoccupazione che aleggia in parti tutt’altro che secondarie della nostra società.
I primi passaggi non rasserenano: la scelta di allineare l’Italia all’area Visegrad (cioè i paesi che respingono la politica delle quote di migranti da assegnare al singoli stati aderenti dell’Unione) fa il paio con le folkloristiche esternazioni del nuovo ministro degli interni sulla “pacchia strafinita” per i migranti, ma soprattutto con l’esplicito richiamo a nuovi rapporti con la Russia contenuto nel discorso di insediamento del premier. L’Italia è uno dei paesi fondatori delle istituzioni europee, il rapporto con la Francia e la Germania (e con la Gran Bretagna prima della Brexit ) è fondamentale per la tenuta e l’indifferibile riforma dell’Europa unita. Spostare verso l’Est l’asse della politica estera italiana è assai rischioso non solo per le dichiarate simpatie che i nostri nuovi governanti non nascondono per le democrazie autoritarie che stanno affermandosi in Polonia ed Ungheria ma anche per gli interessi italiani e del Sud in particolare.
Se gli impegni elettorali non li distrarranno troppo il nuovo esecutivo, in particolare il ministro degli affari europei Paolo Savona, dovra’ occuparsi della discussione in corso sul bilancio pluriennale dell’Unione. Uno dei nodi della scontro riguarda le politiche di coesione che per il nostro paese valgono oltre 40 miliardi di euro nel settennio 2020-2027.I paesi dell’Est europeo, quelli che piacciono tanto al presidente Conte ed ai suoi ministri, hanno proposto che fossero riservate solo a loro. Fin oggi è prevalsa una linea opposta che finirebbe,anzi, per incrementare le risorse destinate al Mezzogiorno d’Italia grazie soprattutto alla modifica dei criteri di determinazione delle condizioni di disagio economico e sociale di un dato territorio . Il nuovo governo consolidera’ tali indicazioni o la logica del cambiamento finira’ per danneggiare anche su questo terreno le aree più deboli del paese?
Simili ragionamenti valgono anche per una serie di altri punti del contratto: ogni volta che un ministro o un probabile sottosottosegretario rilascia una dichiarazione emerge una novità preoccupante o un elemento di scarsa chiarezza del programma di governo. Vedremo come si articolerà l’azione concreta dell’esecutivo, ma temiamo che la priorità verrà assegnata ai provvedimenti di immediata resa sul terreno del consenso, con la possibile conseguenza di sprecare le occasioni offerte all’economia italiana dalla pur debole ripresa in corso.
Non ci piacciono i pop corn e, soprattutto, mangiarli davanti alla televisione fa male alla salute. Tuttavia avvertiamo che il clima nel paese è pesante e potrebbe con facilità evolvere in direzioni pericolose. Il presidente Conte ieri ha ricordato il giovane sindacalista del Mali Soumayla SacKo ucciso a fucilate in provincia di Vibo Valentia. Ha fatto bene, ma è avvenuto con colpevole ritardo e dopo l’esplicito invito pubblicato sulla prima pagina di uno dei maggiori quotidiani nazionali. Anche se – ancora non lo sappiamo per certo-l’assassinio non fosse direttamente collegato alla attività sindacale, è segno comunque di un terribile imbarbarimento dei valori della nostra civile convivenza.
Se per il nero, anche quello col permesso di soggiorno che fatica nei campi per tre euro l’ora e vive in una baracca di lamiera, è finita la pacchia, allora gli si può sparare addosso una fucilata ed ammazzarlo. Ci trattate come le bestie, gridavano ieri i manifestanti della bidonville di San Ferdinando. Ed alle bestie si può anche sparare. Fermiamo questa china prima che sia troppo tardi!