Bersani batte un colpo, ma il “tavolo” non balla. “Ci vuole nuova forza politica”

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”Ci vuole una roba nuova, una idea nuova,  una nuova forza politica… Ognuno metta a disposizione sigle simboli  e persone e si comincia a lavorare”. Nel giorno della fiducia al  governo Conte alla Camera, Pierluigi Bersani lancia la sua proposta  parlando a Montecitorio con colleghi e giornalisti. Perché proprio  oggi? chiedono i cronisti e l’ex-segretario del Pd lascia intendere  che a muoverlo è stato anche l’intervento, ieri al Senato, dell’altro  ex-segretario, Matteo Renzi. “Non si può ridurre tutto a una  dialettica populisti-nazareni…”.

Insomma, no al fronte comune Pd-Forza Italia contro il governo  gialloverde di Lega-M5S. “Voi non siete il bipolarismo di domani, voi  siete la coalizione di oggi e di domani”, ha detto ieri Renzi a  palazzo Madama guardano Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Per Bersani,  l’opposizione a quel fronte può essere efficace solo se “c’è un  progetto nuovo a sinistra e per farlo occorre un atto di generosità”  da parte di tutti. “Questa è l’idea che sosterrò anche dentro Leu” che sta organizzandosi per diventare un soggetto politico.

La proposta di Bersani però lascia freddi i dem. Dice Ettore Rosato:  “Bersani ha già il suo partito, lo guardiamo con grande rispetto e non ci interessiamo delle loro dinamiche interne. Penso che possiamo  auspicare lo stesso rispetto”. E Lorenzo Guerini: “Noi intanto  pensiamo a fare opposizione a un governo che riteniamo pericoloso per  il Paese. E poi come Pd siamo impegnati su un percorso congressuale  nel quale discuteremo di come dare forza a una posizione riformista e  europeista e con chi dialogare per rafforzare questa posizione nel  Paese. Ma non è possibile dire ora quali saranno gli esiti di questo  percorso”.

”Ci vuole una roba nuova, una idea nuova,  una nuova forza politica… Ognuno metta a disposizione sigle simboli  e persone e si comincia a lavorare”. Nel giorno della fiducia al  governo Conte alla Camera, Pierluigi Bersani lancia la sua proposta  parlando a Montecitorio con colleghi e giornalisti. Perché proprio  oggi? chiedono i cronisti e l’ex-segretario del Pd lascia intendere  che a muoverlo è stato anche l’intervento, ieri al Senato, dell’altro  ex-segretario, Matteo Renzi. “Non si può ridurre tutto a una  dialettica populisti-nazareni…”.

Insomma, no al fronte comune Pd-Forza Italia contro il governo  gialloverde di Lega-M5S. “Voi non siete il bipolarismo di domani, voi  siete la coalizione di oggi e di domani”, ha detto ieri Renzi a  palazzo Madama guardano Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Per Bersani,  l’opposizione a quel fronte può essere efficace solo se “c’è un  progetto nuovo a sinistra e per farlo occorre un atto di generosità”  da parte di tutti. “Questa è l’idea che sosterrò anche dentro Leu” che sta organizzandosi per diventare un soggetto politico.

La proposta di Bersani però lascia freddi i dem. Dice Ettore Rosato:  “Bersani ha già il suo partito, lo guardiamo con grande rispetto e non ci interessiamo delle loro dinamiche interne. Penso che possiamo  auspicare lo stesso rispetto”. E Lorenzo Guerini: “Noi intanto  pensiamo a fare opposizione a un governo che riteniamo pericoloso per  il Paese. E poi come Pd siamo impegnati su un percorso congressuale  nel quale discuteremo di come dare forza a una posizione riformista e  europeista e con chi dialogare per rafforzare questa posizione nel  Paese. Ma non è possibile dire ora quali saranno gli esiti di questo  percorso”.

“Quella che stiamo attraversando, è chiaramente una fase di transizione, dobbiamo lavorare sulle contraddizioni, non lasciamo  tutto a M5S e Lega… La verità, la sostanza, è che noi di sinistra  abbiamo lasciato il tema del sociale ai cinque stelle e ai leghisti’ e da lì bisogna ripartire”. Con un “progetto nuovo” e senza cartelli  ‘anti’. Come il ‘fronte repubblicano’ di Carlo Calenda che appare come “un rassemblement semplicemente difensivo: ci ammucchiamo tutti contro i populisti… Così facciamo il fronte della sopravvivenza, ma a cosa  serve?”.        Intanto, dopo il Senato ieri, alla Camera i dem fanno le prove da  opposizione. L’ex-premier Paolo Gentiloni compreso che torna da  deputato ‘semplice’. Il reggente Maurizio Martina promette “battaglia” al governo Conte: “Questo è un governo di destra” e “noi costruiremo  un’alternativa popolare capace di prendersi la responsabilità di  risolvere i problemi anche quando non si prendono applausi facili.  Saremo un’alternativa concreta su proposte concrete, un’alternativa  affidabile, saremo la buona politica”.

Applauditissimo, poi, il primo intervento da capogruppo in occasione  della fiducia di Graziano Delrio, duro con il premier. “Presidente  Conte, prima studi, abbia l’umiltà di studiare: non venga qui a fare  lezioni. Non è qui per concederci il privilegio di vederla osservare  la Costituzione. Lei ha il dovere di rispettarla. E se vuole  rispettare davvero la Costituzione, prenda quel programma che ha sul  tavolo e lo riscriva, prenda la lista dei ministri e lo riscriva. Il  nostro augurio è che non faccia il pupazzo dei partiti”.        (Mon/AdnKronos)

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