Che il nostro panettone – italiano e siciliano soprattutto – diventi Patrimonio dell’Umanità! Potrebbe essere un modo per proteggerlo dal tarocco e in generale dalle insidie che da qualche tempo cercano di inficiarne la qualità e in qualche modo i meriti di pasticcieri, panettieri, pizzaioli e più in generale i produttori di panettone tradizionale. Quando un prodotto comincia ad andare a ruba anche nei mercati esteri il motivo c’e’ e potrebbe non essere un buon motivo. Chi produce con qualità le farine, il burro, le uvette, i canditi deve stare attento ai tarocchi perché i pericoli arrivano dai mercati esteri dove il fenomeno “italian sounding” colpisce già tanti giacimenti gastronomici e, di conseguenza, danneggia la qualità espressa dal made in Italy oltre che la bilancia commerciale.
C’è uno strano silenzio attorno ai tanti panettoni taroccati che vengono prodotti oltre frontiera, mentre si sbraita a tutti i livelli se un formaggio o un salume dop, igp (e chi più ne ha, più ne metta) vengono prodotti oltre confine con “nomi” italianissimi (che sia la forza delle lobbying assai diversa?). I pericoli sono reali e si chiamano Bauducco in Brasile e D’Onofrio in Perù (non meno pericolosi quanti esportano dall’Italia con margarina al posto del burro, come è successo in Svizzera). Soprattutto l’azienda di Bauducco ha raggiunto risultati davvero impressionanti con la scritta “Panettone” e con la Colomba Pascal (marchio depositato in Brasile, ma in Italia non lo è).
Se da un lato si può essere orgogliosi, come italiani, del successo di un emigrante che ha colmato un vuoto di mercato lasciato colpevolmente dai nostri produttori, dall’altro viene da chiedersi chi sia stato cosi’ superficiale da non difendere istituzionalmente il panettone e la colomba dall’italian sounding. Poi pero’ si “piange” quando si annunciano le cifre dei tarocchi italianizzati (i francesi insegnano come proteggere i loro prodotti, anche fuori dall’Unione Europea), quasi fossero gli emigranti abili i responsabili.
Stessa storia anche in Perù, dove si divora il panettone non solo a Natale, ma pure a luglio, grazie a un figlio di emigranti, Antonio D’Onofrio, che ha creato un brand di successo (poi ceduto alla Nestlè). L’aspetto bizzarro dell’uso del panettone in Perù è da parte dei politici locali: si fanno stampare sopra la confezione la loro faccia. Grande idea per le prossime elezioni, salvo il disgusto sedimentato che all’italiano medio suscitano proprio le facce dei politici. Da noi, per fortuna, non funzionerebbe.
Prevenire e’ meglio che curare e su questa grande verita’ possiamo, nel frattempo, pensare a come trasformare il nostro panettone biologico (realizzato con cura dalle nostre aziende sicule) rimastoci dalle festivita’ recenti, in un dolce raffinato e goloso:
Tartufini al panettone, ricetta facile e veloce che si realizza senza forno in soli 5 minuti:
Ingredienti:
Per circa 20 tartufini
200 g Panettone
25 g Latte
15 gr Zucchero A Velo
20 g Formaggio tipo spalmabile
200 g Cioccolato fondente
Farina di cocco
Preparazione:
Sbriciolate il panettone con le mani, aggiungete lo zucchero, il formaggio cremoso ed il latte. Impastate fino ad avere un composto ben amalgamato. Mettete in frigorifero per circa 40 minuti.
Riprendete l’impasto e formate tante palline piccole di circa 10-12 g.
Tagliate il cioccolato a piccoli pezzi e fatelo sciogliere nel microonde ad alta temperatura per 30 secondi, girate il composto e fate cuocere per altri 10 secondi, girate nuovamente e fate cuocere per altri 10 secondi, procedete così fino a quando non è sciolto. Se non avete il microonde sciogliete il cioccolato a bagnomaria.
Immergete pochi tartufi alla volta nel cioccolato e poi passateli nella farina di cocco. Fate asciugare bene su di una gratella e poi disponeteli nei pirottini di carta.
Note:
I tartufini si conservano in frigorifero in un contenitore ben chiuso anche per una settimana. Al posto del panettone potete usare il pandoro. Si possono aromatizzare a piacere.