Nel corso della storia la città di Palermo è sempre stata un laboratorio di differenze, nei secoli meta di un processo migratorio costante attraverso l’alternarsi delle dominazioni: dagli antichi Greci, Arabi e Normanni, fino alle recenti migrazioni contemporanee delle popolazioni provenienti dal Nord Africa, Sud-est asiatico e Medio Oriente, che hanno arricchito e incessantemente ridefinito l’essenza della città e della sua popolazione. Le strade, l’architettura, i giardini, l’eredità culturale e le storie personali di Palermo rappresentano il risultato di un sincretismo di culture che rendono la città un modello in costante evoluzione, metafora delle trasformazioni in corso in tutto il Mediterraneo e oltre.
Nel dipinto Veduta di Palermo, realizzato da Francesco Lojacono nel 1875, custodito nella collezione della Galleria di Arte Moderna di Palermo, sul solco del realismo romantico è mostrato il paesaggio della Conca d’Oro alle fine del XIX secolo, dove nessuno degli elementi naturali che compongono il paesaggio ritratto risulta indigeno: gli alberi d’ulivo provengono dall’Asia, così come il pioppo tremulo arriva dal Medio Oriente, l’eucalipto dall’Australia, il fico d’India dal Messico, il nespolo dal Giappone. Anche gli alberi di agrumi, considerati ancora oggi un simbolo caratterizzante la Sicilia, sono un frutto introdotto dalla dominazione araba. Il giardino botanico di Palermo infatti (fondato nel 1779), nacque proprio come laboratorio in cui coltivare, studiare, sperimentare, mescolare le diverse specie. Per la varietà delle specie vegetali raffigurate e insieme all’Orto Botanico diventano metafora e principale ispirazione di questa edizione palermitana 2018 di Manifesta 12, la biennale d’arte contemporanea che sceglie di sviluppare l’idea di “giardino” quale luogo in cui forme di vita diverse si mescolano e si adattano per convivere, spazi in cui l’impollinazione incrociata – espressione utilizzata in botanica – avviene attraverso l’incontro.
Già nel 1997 il botanico francese Gilles Clément teorizzò il mondo come un “giardino planetario”, di cui l’umanità ha il compito di essere il giardiniere. Come rapportarsi oggi a un mondo mosso da reti informative invisibili, interessi privati transnazionali, intelligenza algoritmica, processi ambientali e ineguaglianze che aumentano incessantemente? Vent’anni dopo la pubblicazione del libro di Clément, la metafora del pianeta come giardino è oggi più che mai attuale, non come spazio definito e controllabile dagli esseri umani, ma come luogo nel quale i “giardinieri” riconoscano la propria dipendenza dalle altre specie, confrontandosi in un comune sforzo di responsabilità, con i cambiamenti climatici, temporali e sociali in corso.
“Il Giardino Planetario” ospiterà quattro sezioni principali, ciascuna delle quali si farà interprete degli argomenti chiave della proposta dei curatori:
Garden of Flows si concentrerà sulla tossicità, sulla vita delle piante e sulla cultura del giardinaggio esplorandolo in relazione ai beni comuni globali, all’interno dell’Orto Botanico.
Out of Control Room investigherà il tema del potere nell’attuale regime di flussi globali.
City on Stage si rivolgerà alle opportunità esistenti nel centro e nelle periferie di Palermo per portare avanti progetti fin ora interrotti e mai realizzati.
La Città di Palermo è stata selezionata dal comitato di Manifesta proprio per la sua rilevanza sui due principali temi che identificano l’Europa contemporanea: migrazione e condizioni climatiche, e sull’impatto che queste questioni hanno sulle nostre città. Le diverse stratificazioni e la fitta storiografia di Palermo – occupata da diverse civiltà e culture con forti legami e connessioni con l’Africa del Nord e il Medio Oriente negli ultimi 2000 anni – hanno lasciato le loro tracce nella società multiculturale, localizzata nel cuore dell’area mediterranea.
Manifesta, la Biennale nomade europea, nasce nei primi anni ’90 in risposta al cambiamento politico, economico e culturale avviatosi alla fine della guerra fredda e con le conseguenti iniziative volte a facilitare l’integrazione sociale in Europa. Fondata ad Amsterdam dalla storica dell’arte olandese Hedwig Fijen, che ancora oggi la guida, è gestita da un team permanente di specialisti internazionali: Hedwig Fijen e Peter Paul Kainrath ne sono i direttori mentre la squadra è composta da Tatiana Tarragó, Paul Domela, Esther Regueira, Yana Klichuk, Asell Yusupova, Marieke van Hal e Mikaela Poltz, nonché dal direttore generale di Manifesta 12, Roberto Albergoni e dalla coordinatrice Francesca Verga.
“Siamo onorati di lavorare con la Città di Palermo per l’edizione di Manifesta 12. Nel clima politico corrente, la storia e il carattere di Palermo fanno della città un laboratorio ideale per re-immaginare, da una prospettiva mediterranea, i valori liberali che condividiamo, e toccare questioni cruciali del presente e del futuro della città europea. A livello personale, essendo italiano e siciliano, e avendo come molti della mia generazione lavorato per diversi anni all’estero, mi sento particolarmente onorato di poter contribuire a questa edizione di Manifesta” ha dichiarato Ippolito Pestellini Laparelli, Creative Mediator, e architetto della Biennale.
Manifesta 12, a Palermo, può agire da incubatore supportando le comunità locali attraverso diversi interventi per ripensare la città nelle sue strutture socio-economiche e culturali, usando il profilo esistente della civitas come piattaforma per il cambiamento sociale. E, in effetti, la posizione geografica di Palermo, al centro di tre continenti, la rende luogo ideale per investigare alcuni dei cambiamenti cruciali del nostro tempo, ma anche quello dove l’attuale modello di globalizzazione può essere contestato e discusso per sviluppare nuove prospettive di impegno civile. Negli anni ‘90 il movimento sociale “Primavera di Palermo” ha permesso alla città di riemergere dopo decenni di controllo criminale, con la ferma intenzione di stabilire nuove forme spontanee di azione civile. Simili ambizioni emergono nuovamente nella Palermo contemporanea, che è oggi più di ieri una città capace di accogliere processi migratori e proporre nuovi modelli di cittadinanza (tra questi l’ambizione d’essere promotrice di un’azione capace di abolire il permesso di soggiorno) e per i diritti umani (come la proposta promossa dal Sindaco di Palermo Leoluca Orlando di riconoscere la mobilità come diritto umano).
Il Teatro Garibaldi, che ospita una biblioteca e uno spazio caffetteria, sarà al centro del programma di Manifesta per gli eventi pubblici che prevedono dibattiti, workshop e proiezioni cinematografiche (tra questi una programmazione dedicata alle pellicole realizzate nella città di Palermo – con introduzione e sessioni di domande e risposte).
Infine Manifesta 12 dialogherà con le componenti più immateriali della città, onorando la storica tradizione dei racconti e dei cantastorie attraverso una serie di nuove produzioni narrative sulle reti meno evidenti della città: in particolare, la processione di Santa Rosalia sarà declinata come espressione di sincretismo e dialogo contemporanei promuovendo le realtà e iniziative esistenti affinché diventino spazi per l’accoglienza pubblica, disvelando la multiforme collezione di archivi privati presenti in città, mettendo in scena alcune storie inedite di Palermo e dei i suoi protagonisti.
I partecipanti e i progetti di ciascuna sezione di Manifesta 12 saranno rivelati nella fase preparatoria della biennale, che si aprirà il 16 giugno 2018 e si concluderà il 4 novembre 2018.