I siciliani peccano di vanagloria e di quel senso di onnipotenza oggetto dell’amaro (ma lucidissimo) sfogo del principe di Salina a Chevalley. “Siamo dei”, “il sale della terra”.
C’entra qualcosa col nostro statuto speciale e di come lo abbiamo applicato in più di cinquant’anni di storia? Tanto, a mio avviso. Il godere di un regime giuridico speciale di rilievo costituzionale ha rafforzato la megalomania dei siciliani, o comunque il loro sentirsi diversi e straordinari. Se si somma questo sentimento di superiorità con i pessimi politici che hanno retto le sorti dell’isola, il risultato disastroso – sotto gli occhi di tutti – non stupisce.
Né stupisce che ai più alti livelli istituzionali si continuano a difendere i privilegi che lo statuto offre. Ai deputati, onorevoli a tutti gli effetti, e non consiglieri come nelle altre regioni, dell’assemblea, e non consiglio come altrove, spettano compensi e prebende pari ai senatori. Così come ai dirigenti e a tutto il personale dell’Ars spettano stipendi pari a quelli del senato. Da capogiro in alcuni casi, addirittura più alti di quelli del presidente della Repubblica (che, peraltro, lo ha sua sponte ritoccato in basso). Il nuovo presidente dell’Ars, come è noto, ha esternato che non intende prorogare la determinazione assunta con la precedente legislatura che fissava dei tetti a questi stipendi.
Bene. “Siamo dei”, siamo “il sale della terra”: ci mancherebbe che i nostri rappresentanti e chi opera al loro servizio non mangino caviale ogni giorno. Però, quel Giuseppe Tomasi di Lampedusa… aveva capito tutto: dopo i gattopardi –ammesso siano stati davvero tali- sarebbero arrivate le iene.
Caro sig. Cangemi, in qquauale articolo dello statuto c’è scritto che li stipendi dell’ars devono essere equiparati a quelli del senato?
Glielo dico io, non esiste!
Trattasi di semplice regolamento interno, modificabile in qualsiasi momento,cosa che potrebbe fare qualsiasi consiglio regionale.
P.S. originale il richiamo al gattopardo 😀