La stagione del bullismo politico, torna il celodurismo. “La pacchia è strafinita”

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CATANIA 3/6/18 - Matteo Salvini a Catania


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“La pacchia è stra-finita…andremo in Europa senza calare le brache. Migranti a Valencia? Ringrazio il governo spagnolo e spero ne accolga altri 66mila. E spero arrivino anche maltesi, portoghesi ad accogliere

E’ risorto il celodurismo della Lega, grazie a Matteo Salvini, Ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio dei Ministri. E fa incetta di consensi. Ai danni di Forza Italia, Fratelli d’Italia, perfino grillini. Il bullismo politico non ha una patria d’adozione, nasce e si sviluppa ovunque. In oriente assume caratteri diversi dall’occidente. Laddove parlano le armi, infuria la ribellione, non c’è scampo per nessuno. L’America ha il suo “bullo” nei piani alti, anzi altissimi.  Per riconoscerlo, basta osservare il muso allungato e lo sguardo ostile. In Corea del Nord il bullismo politico ha uno sviluppo dinastico. A casa nostra, per fortuna, vantiamo una versione originale, una variante della goliardia, che gli studiosi ritengono di riconoscere nel Ventennio attraverso alcuni indizi. Lasciamoli studiare.

Nato in canotta bianca, con Goffredo di Buglione, il carroccio, i fucili, il carro armato a Piazza San Marco e la secessione, il bullismo politico ha acquisito i caratteri del sovranismo populista: un po’ peronista, un po’ qualunquista, un po nazionalista, il tutto shakerato. Non è inquinati da sentimenti nobili,  ideologie, valori,  ormai fuori moda e, soprattutto, lontani dai seggi elettorali.

Il bullismo italiano nasce prevalentemente in Padania, allarga i suoi confini nei giorni d’oggi, fino a coprire l’intera penisola, isole comprese. Non fa paura come quello coreano o americano, ma conta sul favore del popolo, ai seggi elettorali, e quindi può espandersi.

I giovani leoni di Beppe Grillo lo toccano con mano al governo e si ritagliano il campo della “forza serena” e meditativa. Palazzo Chigi vale una messa. Un po’ di bullismo goliardico, pensano, non fa male a nessuno, se serve a fare largo nella giungla, dove per avanzare nella vegetazione bisogna portare stivaloni ed una lama tagliente.

Il Bullo di casa nostra non s’intende di magarie e alchimia, ma è come sapesse tutto. Possiede una edizione esclusiva, riveduta e corretta, del Vangelo di Gesù e della Costituzione italiana, una copia aggiustata del galateo istituzionale, dove sono stati modificati i poteri del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Interni. Ha modificato il linguaggio, e adottato la strategia del primum colpire e poi pensare. Alla gente piace così.

I bulli scolastici fanno lo sgambetto ai compagni di scuola, umiliano il ragazzino obeso, sfottono il femminello, molestano le bambine fino a spaventarle, il Bullo al governo se la prende con i poveri disgraziati: intimidisce, esprime moniti universali, avverte urbi et orbi che la “pacchia è strafinita”, il buonismo ha fatto il suo tempo.

Qualche esempio? Salvataggi in mare nascondono i patti con i trafficanti. I profughi sono clandestini. I migranti per fame mangiapane a tradimento, tornassero a casa loro a rimpinzarsi, invece che alimentarsi nei nostri alberghi a quattro stelle.

Qualche cazzotto allo stomaco deve pur vibrarlo, per essere creduto. Macron, il presidente francese, non si è scusato per niente, quando ha affermato, con un po’ di faccia tosta, che il trattamento riservato ai migranti dal governo italiano, è vomitevole. Ha semplicemente spiegato al Premier Conte che non intendeva certo offendere gli italiani. Il Bullo ha trasformato l’episodio come la presa della Bastiglia.

L’Italia è un Paese di passaggio per i migranti, ma averli tra i piedi è un insulto alla razza bianca, alla religione dei padri, un pericolo per la sicurezza dei cittadini. Accade anche a scuola, quando in classe c’è il femminello il Bullo vuole fare pulizia per evitare il contagio.

Quando il Bullo “sente” il calore degli spettatori, il favore delle folle, sono guai: diventa incontenibile. Coatto, come dicono a Roma.

L’auspicio è che dopo il ballottaggio delle amministrative il Bullo, assurto a ruolo chiave della Repubblica, si prenda una pausa.

 

 

 

 

 

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