Il caso. Giulio Tantillo, onorevole senza scranno a Montecitorio

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Giulio Tantillo è uno dei personaggi politici di Palermo più conosciuti grazie alla sua lunga presenza in consiglio comunale, al credito di cui gode. Gli viene accreditata un’attitudine alla mediazione ed all’aggiustamento che nelle assemblee è una qualità preziosa. Raccoglie molti consensi nelle consultazioni elettorali, ma alle politiche non ce l’ha fatta per ragioni che vanno addebitate al suo partito, Forza Italia, piuttosto che a lui.

Pochi giorni fa ha ottenuto un premio, meritato, per la sua tenacia e savoir faire (eufemismo…): ha avuto il laticlavio che gli era sfuggito grazie alle dimission i di un parlamentare forzista agrigentino. Lo scranno è arrivato, però, quando le Camere sono chiuse, a tempo scaduto dunque. Ha il diritto di fregiarsi del titolo di “onorevole”, ma non può sedere a Montecitorio. Così ha dovuto accontentarsi di un selfie che lo vede in primo piano e sullo sfondo l’emiciclo della Camera dei Deputati. Il vice commissario di Forza Italia, Francesco Scoma, che non lesina complimenti ad alcuno, ha reso poubblica la sua gioia per la meta raggiunta dal consigliere comunale ed “onorevole” Giulio Tantillo. Una ridondanza che probabilmente non era necessaria. Il selfie sì’, ma ma l’entusiasmo per avere tagliato il traguardo quando la gara si è chiusa, sembra onestamente una esagerazione. Ma allo zelo degli amici ed estimatori non si può porre freno. Niente di male.

Giulio Tantillo, dal canto suo, ha regalato un altro saggio della sua attitudine alla mediazione, da bon vivant. Ha visto il bicchiere mezzo pieno e con discrezione ha bevuto quello che il bicchiere gli offriva, ma l’ha fatto con i congiunti e non open air, con discrezione. Chiunque, al suo posto, avrebbe potuto scaraventare il bicchiere mezzo vuoto a terra e lamentarsi della sorte infausta. Lui no, con una elegante immagine, ha chiuso la vicenda, partecipando agli amici il legittimo compiacimento per il posto, virtuale, ottenuto alla Camera dei Deputati. Una lezione di stile,  non c’è che dire.

(ps.Ora la smetterete di giudicare Tersite per le sue cattiverie…)

 

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