Fra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio viene stipulato in questi giorni un tacito patto di non aggressione. Niente di scritto e di formale, nessuno ipotizza una linea gotica da non superare, ma è chiaro che la salvaguardia dei colossali interessi aziendali del Cavaliere costituisce un punto fermo e che Matteo Salvini, come garante, dovrà impegnarsi affinché non ci siano colpi di coda, aggressioni a sua insaputa da parte del governo cui partecipa e della maggioranza cui ha deciso di appartenere. La generosità del Cavaliere non si compra a costo zero, ma non trasformare il garante, Salvini, in ostaggio. Per questa ragione l’atteggiamento dei gruppi parlamentari azzurri, sia che non votino la fiducia, sia che decidano una benevola astensione, non potrà che tenere conto del patto tacito di non aggressione.
I 5 Stelle hanno ottenuto di lasciare Forza Italia fuori dal governo, ma non possono pretendere che il loro alleato, Salvini, ripudi l’alleato, una fetta consistente del centrodestra, e si scavi la fossa nel prossimo appuntamento elettorale.
Renato Brunetta, beninteso, continuerà a esercitare il suo ruolo, arcigno e velenoso, ma non dovrà trascurare che le sue frecce partono ed arrivano dentro mura amiche. Alzando più del necessario la cresta, i rischi per Berlusconi potrebbero essere pesanti.
Il Cavaliere realizza invero un altro guadagno. Può legittimamente aspettarsi dei dividendi in termini di consenso elettorale dalla sua “diversità”. Non condivide le responsabilità di governo, e quindi non è un bersaglio politico. Una opposizione tranquilla lo terrebbe fuori dagli eventuali fisiologici contraccolpi provocati da aspettative deluse. E’ lecito sospettare, proprio su questo versante, che il Cavaliere, in cuor suo, contempli la possibilità di un flop della prova di governo “generazionale”.
Per Di Maio e Salvini non sarà una navigazione in acque placide. La nave va, ma deve attraversare il triangolo delle Bermude – Bruxelles e Strasburgo – dove sono affondati velieri di stazza notevole. Il mare procelloso metterà in secondo piano la bandiera della Tortuga che leghisti e grillini hanno minacciato finora dai microfoni dell’opposizione.
Le dinamiche della maggioranza appena costituita infine andranno monitorate con diligenza dai dem, arcicontenti che finalmente i populisti debbano misurarsi nel mare forza nove. Il Cavaliere spezza il monopolio dell’opposizione e rischia di restringere il capitale di consensi cui avrebbe diritto. Dipenderà dalla qualità dell’opposizione e dal nuovo asset che la sinistra, finalmente tutta dalla stessa parte, sarà capace di realizzare.