Matteo Salvini ha fatto Tredici. Non conosciamo le regole d’ingaggio, ma Giulia Bongiorno la penalista più nota d’Italia e per giunta siciliana, vale tanto oro quanto pesa nell’immaginario collettivo, perché regala alla Lega Nord, poco amata dai siciliani (e i meridionali più in generale) una faccia presentabile. Più di quanto abbia fatto il passaggio epocale dal secessionismo d’antan di Umberto Bossi al sovranismo rozzo di Matteo Salvini.
La Lega “felpata” di Salvini – ha spiegato Giulia Bongiorno –piace perché ha idee chiare sul che cosa fare. L’avvocato omette un elemento, che il nazionalismo di Salvini convive con la secessione, rimasta al primo posto nello Statuto originario della Lega Nord. La permanenza di questa contraddizione serve a non perdere per strada i duri e puri leghisti della prima ora, che mietevano consensi con tazebao antisiciliani e antisudisti, ma non permette all’avvocato Bongiorno di annettersi anche la “buona causa”.
Salvini rastrella consensi dove può, e non è l’unico a non badare ai dettaglia, e con l’ingaggio di una importante siciliana, ha acquistato più credibilità di quanto ne abbia messo insieme nelle sue missioni in terra di Sicilia. La presenza di un deputato regionale leghista nell’Assemblea regionale siciliana, declamata come la Breccia di Porta Pia, si è infranta nel muro dei bisogni del centrodestra (nessun posto in giunta di governo…).
Giulia Bongiorno dovrebbe quindi prendere coscienza della rilevanza del passo compiuto, al di là delle legittime ambizioni soddisfatte da Matteo Salvini, il ritorno in Parlamento a vele spiegate.
La passione per la politica politicante ed un cursus honorum di primo livello (ingresso nel governo in caso di vittoria del centrodestra), più che le idee chiare del leader leghista, regalano il jolly alla Lega e confermano una “romanità” dei siciliani. Una volta arrivati nella Capitale – politica o professione – ne sposano le opportunità senza farsi troppi problemi.
La sicilianizzazione della Lega con la Bongiorno è un maquillage modesto, tutto sommato. Potrebbe essere sgamato facilmente, ma alle urne contano le “onde emotive”.
