Avola, assalto all’ultimo fortino, la scuola. La violenza dei genitori

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Profondamente amareggiato e ancora dolorante, preferisce non commentare quanto accaduto, il professore di Educazione fisica dell’Istituto “Elio Vittorini” di Avola, nel siracusano, aggredito ieri dai genitori di uno studente che aveva rimproverato. L’insegnante, preso a calci e pugni, ha riportato una frattura scomposta di una costola. Mentre i genitori dello studente sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio e lesioni personali.

I carabinieri, intervenuti presso l’Istituto comprensivo, hanno ricostruito la vicenda. Il rimprovero, secondo gli investigatori, sarebbe stata la conseguenza di un atteggiamento di sfida da parte dell’alunno, che avrebbe lanciato un libro verso la cattedra. Lo studente non avrebbe gradito il fatto che l’insegnate ha contattato i genitori con il telefono cellulare a lui in uso. Il professore, poi, avrebbe restituito il libro lasciandolo cadere sul banco occupato dall’alunno, riprendendolo sul comportamento da avere in classe e comunque nei confronti di un insegnante.

L’episodio, tuttavia, suscita apprensione perché denuncia una escalation di violenza in ambiti che solitamente ne sono stati lontani. Non c’è, ovviamente, una categoria sociale dei “genitori e familiari di alunni”, coinvolgendo la scuola tutte le categorie sociali, ma il rapporto fra insegnanti e i genitori degli alunni è stato improntato ad un reciproco rispetto e alla fiducia per tradizione. Ora l’ultimo fortino sembra essere caduto. Per mano degli adulti, non dei ragazzi.

Che cosa abbia fatto venire meno questa fiducia, inducendo episodi di inaudita violenza, come quello che si è verificato nell’istituto onnicomprensivo Vittorini di Avola?  La sequenza dei fatti lascia raggelati. I genitori sarebbero corsi a scuola, su input dell’alunno, che avrebbe ricevuto un rimprovero, magari piuttosto aspro da parte dell’insegnante di educazione fisica. E’ bastata la “denuncia” del figlio perché si mettesse in atto una spedizione punitiva?

Non ci troviamo davanti ad un istinto di protezione, ma ad una rappresaglia. Ed è per questa ragione, la sua enormità, che il prof malmenato, con la costola rotta, prima che ancora del dolore fisico provocato dalle percosse, ha avuto pensiero per il suo futuro di insegnante, manifestando l’intenzione di lasciare la scuola.

Magari cambierà opinione, a mente serena, ma la sua reazione è una manifestazione d’impotenza, l’indizio di una condizione di difficoltà che probabilmente, non è suscitata da un singolo episodio.

 

 

(ITALPRESS).

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