Vince il partito che non c’è, il Civismo. Vola la Lega, tiene il PD, delude M5S

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Chi si aspettava il crollo del PD è rimasto deluso, chi si aspettava che i sindaci delle città metropolitane siciliane, Accorinti e Bianco, riuscissero a rimanere in sella sono stati smentiti, chi si aspettava che il M5S facesse il pieno si è sbagliato e chi ancora si attarda a analizzare i dati delle amministrative attraverso il filtro dei partiti (le ideologie sono morte e sepolte, i partiti tradizionali in via di estinzione) perde solo tempo ed investe malamente le sue competenze. E’ come cercare l’ago nel pagliaio.

Ciò premesso non mancano alcune sorprese rilevanti: piazze rosse conquistate dalla Lega, e comuni difficili mantenuti dal PD. La Lega inoltre ha preso il volo. Allentate le briglie, il Cavaliere  ha perso il suo “cavallo” migliore. E arranca alla ricerca del centrodestra unito, ormai timido auspicio.

Le amministrative sono una tipologia di voto che meglio di ogni altra si avvicinano al “futuro”, perché il civismo ha fatto piazza pulita in centinaia di comuni, togliendo voti a destra e manca e offrendo al candidato più rappresentativo l’assemblaggio di forze politiche locali in grado di superare, già al primo turno, la fatidica soglia del 50 per cento, proibitiva per i partiti organizzati.

Le considerazioni a caldo di Luca Zaia ci aiutano a capire lo stato dell’arte. Il voto alle comunali, con l'exploit delle liste civiche legate ai candidati, dimostra anche la grande intelligenza e versatilità delle scelte dei cittadini;. E’ quanto pensa il presidente del Veneto, Luca Zaia. Il fatto che si confermi sempre di più che la lista del candidato è quella che di solito primeggia, dimostra che il candidato riesce a intercettare anche il voto di chi è disposto a cambiare la propria idea politica. I cittadini hanno un’apertura mentale e una disponibilità al cambiamento che a volte è superiore alla ingessatura dei partiti”; ha spiegato.

“Raggiungere il 50% con un soggetto politico è pressoché impossibile ,perché non cè un partito che vale il 50%, ma se a questo ci aggiungiamo l’effetto candidato e la disponibilità di cambiare dei cittadini diventa un risultato raggiungibile, come dimostrano Treviso e Vicenza. Questi candidati hanno avuto il merito di aver fatto una campagna rispettosa e in grado di intercettare il consenso anche fuori dall’area ideologica della loro candidatura”, ha spiegato.

Diamo ora uno sguardo ai risultati mentre lo spoglio non è ancora terminato in tanti comuni.

Il Pd con il sindaco Del Bono ha vinto a Brescia, il centrodestra ha riconquistato Treviso e Catania al primo turno. Il Movimento Cinque Stelle resta in campo nel tentativo di guadagnare la vittoria al secondo turno, ma i numeri non lo vedono in vantaggio in quattro ballottaggi (Terni,Brindisi, Avellino e Barletta).

Forza Italia si prende una grande soddisfazione in Sicilia a Catania, dove Salvo Pogliese ha seminato gli avversari, primo fra tutti Enzo Bianco, che pure era riuscito a migliorare i consensi del 4 marzo del venti per cento.

La sorpresa più grossa arriva da Terni, storica piazza della sinistra, il candidato del centrodestra Leonardo Latini si avvia verso il successo al 48%, dietro c’è il penta stellato Thomas De Luca. Crollo del Pd, sotto il 15 per cento. Nella città umbra, il primo partito è la Lega con il 29,4% dei consensi.

Rimarchevole l’ascesa del centrodestra in territori  tradizionalmente legati alla sinistra storica  come Pisa, dove Michele Conte, con Fi e Lega, duellerà al ballottaggio con Andrea Serfogli del Pd. A Pisa la Lega miete successi superando la soglia del 20% dei voti.

Centrosinistra in vantaggio ad Ancona con Valeria Mancinelli, ma si deciderà al ballottaggio. In bilico  Vicenza , Francesco Rucco (centrodestra) e Otello Dalla Rosa (centrosinistra) si contendono la vittoria sul filo di lana. Verso il ballottaggio anche Brindisi (Forza Italia contro Pd e Leu), Imperia, dove tra gli altri troviamo l’ex ministro Claudio Scajola, oltre a SienaMassaTeramo e Messina, dove in lizza c’è quel Cateno De Luca che ha fatto parlare di sé come deputato regionale in guerra con la magistratura locale.

 

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