Finita la campagna elettorale, c’è una nuova sfida che impegnerà le forze politiche nelle prossime settimane, quella della raccolta del 2×1000. Alcuni partiti hanno già avviato campagne specifiche per convincere i propri iscritti e simpatizzanti a sceglierli nella dichiarazione dei redditi. Vediamo di cosa si tratta, qual’è la posta in palio e perché è così importante. Aboliti i rimborsi elettorali, che erano automatici e commisurati ai voti raccolti dalla lista alle elezioni, il finanziamento pubblico è diventato un’opzione lasciata ai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi. Se vogliono, possono scegliere una forza politica cui destinare il 2×1000 della propria irpef. Se non scelgono nessuno, quella quota dell’imposta resta allo stato. Con la dichiarazione dei redditi, i contribuenti possono decidere di destinare una quota della loro irpef (lo 0,2%, cioè il cosiddetto 2×1000) a un partito anziché allo stato. Questa forma di finanziamento non va confusa con il 5×1000 (destinato ad associazioni) e con l’8×1000 (destinato alle confessioni religiose).
La novità è che si tratta di una forma di finanziamento volontaria ed è quindi imprevedibile. C’è un tetto annuo stabilito dalla legge: 45,1 milioni di euro. Ma quanti soldi varrà davvero dipende da quanti contribuenti fanno la loro opzione. Questo aspetto della riforma è quello decisivo. Con la progressiva abolizione dei rimborsi elettorali e la drastica riduzione delle donazioni private, il 2×1000 è diventato una fonte di finanziamento sempre più importante per i partiti politici. Da un punto di vista economico gli ultimi anni hanno visto una forte crisi delle forze politiche. Il finanziamento privato sotto forma di donazioni da aziende o persone (nonostante le agevolazioni fiscali previste) non è decollato. I rimborsi elettorali sono stati progressivamente eliminati. La conseguenza è stata un forte ridimensionamento delle entrate annuali su cui i partiti possono fare affidamento.
Le entrate dei partiti si sono dimezzate. In uno scenario simile, i fondi del 2×1000 – che dal 2017 valgono oltre 45 milioni di euro – sono diventati una risorsa strategica per la sopravvivenza dei partiti. Per questa ragione quasi tutte le forze politiche hanno avviato delle campagne sempre più incisive per convincere i propri elettori a versare il 2×1000 in dichiarazione dei redditi. Hanno predisposto specifiche iniziative di comunicazione, dal PD a Rifondazione Comunista, da Forza Italia alla Lega, che ha anche lanciato un sito dedicato (al momento in manutenzione). Tra i maggiori partiti solo il M5s non riceve il 2×1000, per mancanza dei requisiti previsti dalla legge.
Tutti soggetti che, per quanto alle ultime elezioni siano confluiti in liste uniche, restano (per adesso) partiti politici diversi, quindi in concorrenza tra loro per il sostegno economico dei propri simpatizzanti. Una competizione che, visto lo stato delle casse dei partiti, si annuncia particolarmente aspra.