La Corte dei Conti ha scoperto che l’Assemblea regionale siciliana spende troppi soldi, I magistrati contabili pensano addirittura che la spesa del Parlamento regionale sia fuori controllo. Dal 2017 ha compiuto un balzo in avanti proprio nel settore costantemente monitorato ed oggetto di molte polemiche. Per i 250 impiegati, assistenti e personale di segreteria, è passata da 5 milioni a 8,3 milioni nel giro di un anno.
IL magistrato contabile che ha analizzato i conti dell’Ars , Giuseppe Di Pietro, ha inviato una lettera al Presidente del Parlamento regionale, con la qualesi adombra il contrasto fra la spesa e “la ratio di una legge nata per razionalizzare e contenere i costi”. Sulla base di questa valutazione, Di Pietro sostiene che “non si può prevedere l’assunzione di un numero sproporzionato di dipendenti senza alcun ancoraggio alle reali necessità operative del gruppo”.
La materia del contendere è il personale dei gruppi parlamentari e delle segreterie dei componenti del consiglio di presidenza. I gruppi non avrebbero avuto remore nell’imbarcare nuovi dipendenti, ingrossando le fila dei nuovi arrivati.
Il problema sorge perché ogni legislatura porta con sé nuove delle novità. I risultati elettorali comportano modifiche talvolta molto sostanziose. I gruppi parlamentari vogliono persone di fiducia, e non amano servirsi della forza di lavoro esistente.
Il personale dei gruppi resta in servizio. Una volta cambiava di volta in volta; da molti anni a questa parte, grazie alla stabilizzazione del personale, il nucleo originario sopravvive ai partiti di appartenenza.
Stabilizzazione e nuovi bisogni appaiono inconciliabili nell’ottica della spending review.
L’anomalia è sorprendente se si considera la diminuizione del numero dei parlamentari con la legislatura in corso, passati da 90 a 70. Meno parlamentari, meno spese; dovrebbe essere così a rigor di logica, ma i fatti sembrano dimostrare il contrario.
