Le prossime amministrative di giugno costituiscono un test corposo ed attendibile per misurare la buona, o la cattiva, salute degli schieramenti politici, sia quelli che sono usciti dalle politiche acciaccati a causa della sconfitta, sia gli altri, che festeggiano l’ottimo risultato elettorale. E’ probabile che si arrivi all’appuntamento elettorale senza un governo stabile: due mesi e mezzo potrebbero bastare se non ci fosse il braccio di ferro sulla leadership fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e se all’interno del centrodestra Berlusconi non avesse puntato i piedi per chiedere di entrare nella partita di governo. Una condizione che il M5S ha detto finora di non volere né potere accettare. Stare a braccetto con il Carroccio può essere sopportato dai grillini, ma Berlusconi nell’esecutivo no, non se ne parla nemmeno.
La formazione del governo prima del 10 giungo può dare un indirizzo alla composizione delle liste locali. L’effetto trascinamento delle politiche crescerebbe, assegnando al territorio l’opportunità di allargare il ventaglio delle alleanze.
Il voto locale, tuttavia, ha caratteristiche proprie, che sfuggono agli indirizzi nazionali, soprattutto nei piccoli comuni dove le liste civiche non hanno rivali.
Ma è indubitabile che le prossime amministrative potranno avvalersi di un interlocutore sdoganato, cioè i 5 Stelle. Il rifiuto delle alleanze finora sbandierato ai quattro venti, grazie alle vicende nazionali, potrebbe diventare insostenibile.
Assisteremo ad alleanze “spurie” il 10 giugno?
In Sicilia si vota in 138 comuni, una bella cifra, più di un milioni di elettori. Le amministrative si arricchiscono di ben cinque capoluoghi di provincia, due città metropolitane (Catania e Messina), e Siracusa, Trapani e Ragusa. In più ci sono ben 18 comuni con popolazione superiore ai quindicimila abitanti, che quindi voteranno con il doppio turno. Fra questi 18 comuni ci sono città come Piazza Armerina, Licata, Adrano e Partinico. Alle quali aggiungeremmo Taormina che non raggiunge il tetto per il doppio turno ma è una piazza politica importante.
Nella seconda fascia a doppio turno ricordiamo Mascalucia, Gravina, Biancavilla, Belpasso, Rosolini.
Non abbiamo notizie di una mobilitazione nei comuni al voto. Una partenza sotto tono, probabilmente a causa delle politiche appena celebrate, ma ancora non smaltite. Con le scorie delle politiche, peraltro, stanno facendo i conti il centrosinistra e la sinistra, i perdenti. C’è chi, autorevolmente,li segnala come di un’area residuale (Eugenio Scalfari). Ci sarebbero tutti i buoni motivi per “ripassare” gli eventi più recenti prima di ripartire da parte dei presunti residuali. Ma questo lavoro non può essere assegnato a pugili suonati. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso, viene da dire.