“E’ un anno che è andato bene ma che sicuramente poteva andare meglio. Le fattispecie che arrivano a noi sono la punta dell’iceberg di una situazione che è sotto l’attenzione, l’azione di controllo però dovrebbe essere fatta all’interno dell’amministrazione”. Lo ha detto la presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana Luciana Savagnone a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018.
Sono 105 le sentenze di condanna pronunciate nel 2017, dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana, nei confronti di amministratori, pubblici dipendenti, percettori di contributi pubblici e soggetti legati alla pa da un rapporto di servizio, per un importo complessivo di 14.463.034,52 euro, (oltre il doppio dell’importo delle condanne pronunciate nell’anno precedente). Nell’ambito delle sentenze in cui si è accertata la responsabilità amministrativa, il risarcimento è stato riconosciuto a favore di amministrazioni statali per 3.421.479,92 euro, in favore della Regione e degli enti locali per 10.055.975,47 euro ed in favore di aziende sanitarie per 888.344,56 euro. Sono state pronunciate anche sette sentenze di assoluzione e con altra tipologia di sentenza sono stati definiti altri 15 giudizi. “Si è accertata – sottolinea Savagnone nel suo intervento – una sostanziale inerzia da parte delle amministrazioni a procedere ad un controllo in merito alla spendita di denaro pubblico, così che sembra che nessuno si accorga di chi, agendo al suo interno, sperpera, sottrae denaro, spende male. Anche nel complesso meccanismo della concessione del finanziamento pubblico e specie nella fase che precede la definitiva erogazione delle risorse economiche, che proprio per consentire un’osservazione costante dell’attività del soggetto beneficiario vengono corrisposte in più tranche, occorrerebbe intensificare le verifiche, al cui esito deve essere condizionata via via l’assegnazione delle somme ed il saldo finale”.
C’è lo spreco dei fondi comunitari nelle criticità evidenziate dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana Luciana Savagnone. “I fondi comunitari sono sprecati al massimo – ha detto ai giornalisti a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018 – Già ci sono quelli che non vengono assegnati, e quello è un danno erariale di cui non ci possiamo occupare perché l’inerzia non viene purtroppo sanzionata, ne si può sapere perché non ci sono stati progetti. E poi ci sono i fondi che vengono sprecati e assegnati male.
“C’è sempre un problema di controllo interno che manca“. Nel 2017, si legge nella relazione del presidente, la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti “si è occupata innumerevoli volte di danni erariali provocati dallo spreco di fondi comunitari perché indebitamente erogati in favore di soggetti che non avevano i requisiti richiesti ovvero perché utilizzati in modo improprio”. Risorse a sostegno dell’imprenditoria e dell’agricoltura e per le quali “sono state emesse numerosissime sentenze di condanna alla restituzione delle somme”. “La diffusione del fenomeno delle illegittimità riscontrate – aggiunge Savagnone – induce a ritenere che difetti nel meccanismo di concessione dei suddetti contributi un attento controllo delle sue
varie fasi, da quella di individuazione dei possibili beneficiari fino a quella di erogazione delle risorse“. In particolare, una “responsabilità va attribuita alle banche che sono soggetti intermedi nell’erogazione dei contributi alle imprese.
E’ “temerario affermare l’esistenza di un ulteriore indebitamento ‘che costerà alla Sicilia qualcosa come 30
milioni l’anno'”. A dirlo, nel suo intervento all’inaugurazione
dell’anno giudiziario 2018 della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana, è il presidente della Sezione di controllo Maurizio Graffeo. “Anche a garanzia della compagine governativa regionale di recente insediatasi – aggiunge – allo stato degli atti sono costretto a negare che la Sezione delle autonomie, con la recente deliberazione n. 19/2017, attivata come questione di massima, proprio, dalle Sezioni riunite siciliane, abbia in effetti censurato come irregolari o scorretti i criteri di contabilizzazione e
di utilizzo del fondo anticipazioni di liquidità adottati dalla
Regione nel 2017. Da una prima istruttoria – conclude – emerge, infatti, la corretta interpretazione ed applicazione della normativa statale in materia”.
Infine Luciana Savagnone ricorda che si registra “una carenza di organico dovuta a una scopertura di sei magistrati su 13, pari al 42,8%”. Un numero, evidenzia la presidente, che segna “una percentuale di scopertura superiore a quella media rilevata per altri uffici della Corte dei Conti” e che è “assolutamente insufficiente in considerazione del
carico di lavoro”.
Ammonta a oltre 68 milioni e 500mila euro il mancato versamento alla Regione da parte di Riscossione Sicilia. Ad evidenziarlo è il procuratore regionale Gianluca Albo, nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018 della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti.
“Gravi risultano le evidenze puntualmente segnalate dal Ragioniere generale a carico di Riscossione Sicilia per il mancato versamento alla Regione di oltre 68 milioni e 500 mila euro – afferma – Lo stesso agente della Riscossione, affidatario del ruolo iscritto per la riscossione dei crediti derivati alla Regione dalle condanne della Corte dei conti, non risulta poi particolarmente efficace nelle azioni di recupero del credito erariale derivante da titoli esecutivi del giudice contabile e si è rivelato, non di rado, un vero e proprio ‘muro di gomma’ allorché la Regione creditrice, l’Avvocatura dello Stato e la medesima procura regionale hanno chiesto informazioni sullo stato delle procedure esecutive”.
Anche nel 2017, sottolinea il procuratore regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana Gianluca Albo, nei Comuni dell’isola “si registrano gravi situazioni di bilancio e inadempimenti alle soglie legali di finanza pubblica che si ripercuotono inevitabilmente sulla qualità della vita dei cittadini”. Nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, Albo sottolinea anche come “nonostante le numerose condanne contabili” sia “ancora diffuso risulta il ricorso ad incarichi esterni al di fuori dei casi consentiti dalla legge” e “sono persistenti le difficoltà di molti enti locali ad introitare i proventi della fiscalità comunale, ma – evidenzia – il rimedio di affidarsi a società o consorzi che curano il servizio di accertamento e riscossione si rivela spesso peggiore del male”. Un accenno, nella relazione del procuratore, anche alla “intollerabile inerzia di molti comuni nei confronti dell’abusivismo edilizio che non solo deturpa il paesaggio ma è anche fonte di danno erariale”.














