Genitori italiani siete avvisati, se postate foto sei vistri figli minirenni sul web potete essere condannati a una sanzione pecuniria, tradotto vuol dire in una multa molto salata. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Roma (ordinanza del 23 dicembre 2017, procedimento 39913/2015) ed è pronta a diffondersi come precedente nelle diverse controversie italiane soprattutto anche in quelle di separazione e divirzio dei coniugi e dove spesso i figli vengono tirati in ballo. Il caso è quello di un sedicenne che ha chiesto tutela contro una madre troppo “portata” a post e commenti web su di lui; ora non potrà più farlo, pena un salasso di 10mila euro.Le disposizioni che regolano la gestione pubblica dell’immagine dei minori da qualche anno sono entrate anche nelle condizioni dei ricorsi per separazione consensuale e di divorzio, per evitare controversie: i genitori si mettono d’accordo da subito sull’utilizzo delle foto dei figli sui social o come sfondo dei profili Whatsapp, in genere vietandone l’utilizzo e chiedendo l’omologa da parte del tribunale.
Il principio giuridico alla base di divieti e ordini di rimozione è semplice. L’articolo 96 della legge sul diritto d’autore (legge 633/1941) prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salve eccezioni. Lo stesso dispone il decreto legislativo 196/2003 in materia di trattamento dei dati personali. La fotografia, come qualsiasi altro elemento identificativo, è un dato personale e non può essere diffuso se non c’è l’autorizzazione dell’interessato. In più i minori godono di una tutela rafforzata data dall’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo approvata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata in Italia con la legge 176/1991.
I figli non fanno eccezione, anzi gli articoli 147 e 357 del Codice civile impongono ai genitori un dovere di cura e di educazione nei loro confronti che – tradotto e attualizzato – include anche la corretta gestione dell’immagine pubblica del minore.