(Francesco Palazzo, FB) Il ragionamento fila come un treno in retromarcia nella notte, come un aereo che decolla spinto a mano, come un autobus senza ruote. Ma può essere che io, essendo un ragazzo di campagna, faccia, proprio per questo, fatica a capire, mentre invece il discorso risplende di una coerenza politica inconfutabile. Come un faro spento alle tre del mattino o una lampadina tascabile senza batterie.
Dunque, dopo l’esortazione dei padri nobili del centrosinistra, sull’andare uniti nelle regioni che vanno al voto, pare che ci sia un rinsavimento nella sinistra, sedicente e cosiddetta. Con tutto il rispetto per i padri nobili, non ce ne vogliano, sarebbe bastato chiedere, per ottenere lo stesso appello all’unità, al gommista della via accanto, al fioraio dove vi servite di solito, al banconista del bar dove prendete solitamente il caffè, alla cassiera del vostro supermercato.
Dicendolo con un certo rispetto, non ci vuole mica il premio Nobel per capire e affermare certe cose. Solo che, ma non sono un fine stratega come i tanti che affollano il centrosinistra italiano, non afferro bene il senso di tutta l’operazione. Bisogna fermare la destra nelle regioni Lazio e Lombardia, che in fondo sono due piccole realtà territoriali, lo sapete bene, e la stessa cosa non deve (o doveva, pensiamo alla Sicilia) essere fatta altrove e in primo luogo alle politiche. Questo il senso del quadro che ci viene proposto.
Ma voi vi orientate? Io, sarà che non sarò un padre nobile, un po’ ignobile in effetti lo sono, no. Ma avrò, avremo, cinque anni di tempo, dalla sera del 4 marzo, quando il centrodestra vincerà alle politiche grazie soprattutto alle divisioni tra PD e Liberi e Uguali, per capirlo. Ma se volete comprenderlo subito, basterà chiedere lumi al primo bambino di tre anni che oggi incontrerete per strada.
