Grasso non fa passi indietro, università gratuita. Ricchi e poveri

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“Insieme possiamo cambiare l’Italia, ma  abbiamo bisogno di competenze e professionalità. Per questo scuola e  ricerca sono il miglior investimento che si possa fare. Siamo partiti  da lì, con una proposta concreta, vera, realizzabile e di sinistra sul diritto allo studio: l’abolizione delle tasse universitarie. Come per  la sanità e la scuola, quella di abolire le tasse universitarie è una  proposta di welfare universalistico, cioè uguale per tutti. Tutti i  cittadini, infatti, finanzierebbero questo fondamentale bene comune  secondo le loro possibilità, attraverso la fiscalità generale. Quindi: chi è più ricco, in proporzione, paga di più. Avere un’università  gratuita e che aiuta i più meritevoli che non possono sostenere il  costo degli studi, significa credere davvero sui giovani”. Lo scrive  Pietro Grasso, presidente del Senato e leader di Liberi e uguali sulla sua pagina Facebook.

“Sembra una cosa condivisibile e invece si sono levati gli scudi, a  partire dal Pd di Renzi. L’ultimo intervento è quello del Professor  Nannicini, studioso che stimo ma col quale sono in evidente  disaccordo. Devo però dire una cosa: sono contento che il dibattito  politico si sia spostato sul tema del diritto allo studio (un diritto  universale) e su quello del diritto al futuro dei nostri giovani. Vi  ringrazio: è l’occasione -dice Grasso- di parlare di cose importanti e concrete, non di proposte strampalate”.

“Andiamo per punti. Nannicini -sottolinea  Grasso- dice che abolendo le tasse universitarie vogliamo favorire i  ricchi. Allora immagino si stia scagliando anche contro il welfare  tedesco e quello scandinavo (che sapevo essere Paesi impregnati di  cultura socialdemocratica). Sono i Paesi europei ai quali ci ispiriamo quali modelli di garanzia del diritto allo studio e applicazione di  diritti universali. Lì l’università è gratuita. Spero che Renzi scriva ai suoi colleghi scandinavi del gruppo dei Socialisti e Democratici  per spiegargli che sono di destra. Se vuole, può dirlo anche a Corbyn  e Sanders”.

“‘Ma noi non siamo la Germania!’ Ci dicono altri. Su questo,  purtroppo, è vero. La Germania investe mezzo punto di pil in più del  nostro nell’università; noi non arriviamo allo 0.5%. Gravissimo  errore: investire in competenze è l’unico modo per investire in  crescita e futuro. Dobbiamo garantire ai nostri figli e nipoti che,  oltre a non pagare le tasse universitarie, siano date loro borse di  studio e residenze studentesche, e più docenti di ruolo e ben  preparati”.

“Davvero mi volete dire che non siamo capaci di spostare mezzo punto  di pil nel sistema universitario e in una piccola porzione di welfare  per i giovani? -si chiede Grasso- Ovviamente c’è sempre ‘ben altro da  fare’: noi pensiamo che questa sia la priorità.

“Nota a margine: bonus bebé e bonus  giovani -scrive ancora Grasso- sono una tantum di carattere universale e non erano basati su una logica di accesso ”progressiva”. Perché  quelli andavano bene e la mia proposta no? L’elenco di provvedimenti  avviati o che Nannicini vorrebbe che si avviassero sono così: piccole  porzioni, poca riforma, scarso impatto. Abolire le tasse universitarie significa promuovere la giustizia sociale: abbiamo il 26% di laureati  nella fascia dei cittadini tra i 30 e i 34 anni, la media europea è  del 40%. Vogliamo adottare politiche che favoriscano in tutti i modi  di far crescere il livello di istruzione di questo Paese? Una di  queste è abbattere i costi, per tutti”.

“Il Pd -sottolinea- dice che con lo ‘Student act’ ha già risolto il  problema: è falso. Lo risolve per alcune fasce di reddito -bene! – ma  come per il Reddito d’Inclusione è sempre troppo poco e troppo tardi:  non aiuta a sufficienza il ceto medio in difficoltà. Grazie alla legge citata da Nannicini -la 232/2017 – chi raggiunge i 30 mila euro di  Isee avrà uno sgravio importante, rispetto alla tassa massima che  potrebbe pagare. Certo, chi si iscrive a una buona Università non  pagherà la tassa massima (che può raggiungere i 4000 mila euro), ma  intorno ai 1000: mi sembrano comunque tanti”.

“Magari se quella Università si trova in una grande città, viverci  costa molto: non stiamo impedendo a qualcuno di scegliere un buon  percorso di studi? Tutto questo, per di più, arriva dopo che le tasse  universitarie italiane sono aumentato del 60% in dieci anni: solo in  Spagna e Olanda le università pubbliche costano di più”.

”Avete paura che qualche fannullone si  parcheggi all’università senza pagare le tasse? Noi crediamo -rimarca  Grasso- che a ogni diritto corrisponda un dovere: per studiare  gratuitamente sarà necessario dimostrare di farlo con profitto (con  parametri diversi per gli studenti lavoratori).Scusate se anche io mi  ‘nascondo’ dietro le parole di un accademico, per di più senza  consultarlo: ho apprezzato molto quanto scrive Gianfranco Viesti, un  economista italiano molto serio: ”Di principio sono favorevole a  abolizione tasse universitarie. Per lo stesso motivo per cui è  gratuita la scuola: la maggiore istruzione degli individui produce  benefici per la società”.

“Vi invito a leggere il suo intervento sulla Rivista ‘Il Mulino’ :  entra nel merito, espone alcune critiche costruttive (non è  completamente d’accordo con me, ma ho tempo per convincerlo…), ma  credo condivida l’obiettivo di dare a tutti l’opportunità di  iscriversi in buone università, per far crescere l’Italia.Lo so, è un  po’ lunga la risposta ma sono fatto così: non intendo fare una  campagna elettorale confondendo gli elettori ma dandogli spiegazioni e confrontandomi nel merito con loro”, conclude Grasso.        (Pol-Vam/AdnKronos)

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